Entella, Gozzi: «In Serie B tante proprietà straniera, ma non capisco il loro modello di business»

Ogni promozione è unica, come un figlio. Antonio Gozzi, presidente della Virtus Entella, festeggia i suoi 72 anni nel modo più bello: riportando, per la terza volta, il club ligure in Serie B. Lo racconta in un’intervista rilasciata a Cristiano Tognoli per Tuttosport, ripercorrendo la sua lunga storia con una società che ha preso in mano nel 2007 quando militava ancora in Eccellenza.

«Presi il club nel 2007, eravamo in Eccellenza. Mi sono sempre fatto guidare da una frase di Nereo Rocco, che diceva di essersi inventato ‘pastore di tori’. La gestione degli uomini resta la missione più difficile, alla Virtus Entella ci riusciamo grazie a uno storico gruppo dirigente al quale dico grazie», racconta Gozzi, che con il suo gruppo Duferco fattura 800 milioni l’anno.

La città di Chiavari, 25.000 abitanti, ha visto la squadra passare dalle categorie regionali al professionismo con risultati incredibili, come il nono posto in Serie B e poi due retrocessioni. Ma la favola non si è mai interrotta. Dopo quattro anni in Serie C, spesso altalenanti, l’Entella è tornata dove merita. «Questa terza promozione ha il sapore della maturità e del dominio. Siamo a +11 a due giornate dalla fine, in un girone che sembrava una Serie B2, con club come Ternana, Torres, Ascoli, Spal, Arezzo, Pescara. Un grande risultato», spiega Gozzi.

Le precedenti promozioni restano impresse nella memoria: «La prima, nel 2014, fu coincidente con il nostro centenario. Battemmo la Cremonese all’ultima giornata. La seconda, nel 2018, arrivò all’ultimo minuto dell’ultima partita, dopo un anno cominciato ad ottobre inoltrato per aspettare un ripescaggio che non arrivò. Questa è la promozione della maturità».

Il calcio, per Gozzi, va gestito come un’azienda sana. E non risparmia riflessioni sul sistema: «La Serie B è cambiata. Più difficile, più costosa. Ci sono tante proprietà estere, ma non capisco quale sia il loro modello di business, visto che la B continua a perdere soldi. Le famiglie storiche invece reggono le perdite e restano solide. Genoa e Sampdoria, ad esempio, non hanno risolto i loro problemi con i fondi».

A chi gli chiede se vorrebbe allenare le sue ambizioni verso una piazza più grande, risponde con sincerità: «L’unica eccezione, forse, sarebbe Brescia. Per questioni di cuore. Ma non è il momento».

Grande merito anche a Fabio Gallo, il tecnico della promozione, con cui Gozzi ha trovato anche un’intesa territoriale: «Lo avevamo adocchiato già ai tempi dello Spezia, aveva fatto bene anche a Foggia. Tra noi c’è una simpatia naturale».

E ora, il ritorno in B senza l’assillo di dover vendere i migliori. «Essere stati promossi ci consente di non dover cedere nessuno. In passato dissi che Moreo e Dani Mota avrebbero fatto carriera, e così è stato. La nostra forza è avere una squadra dove tutti si aiutano».

Quanto alla risposta della città? «Non mi aspetto chissà cosa. Abbiamo giocato sette campionati di B su dodici, meriteremmo più attenzione. Ma temo ci sia una percezione di normalità. Il mio modello resta il Cittadella: una realtà che riesce a mantenere la categoria con continuità in una città ancora più piccola della nostra. Gabrielli e Marchetti meritano un monumento».