Brutto episodio a Enna, dove è stato indagato un prete per abusi sessuali su minore. Secondo quanto riporta “Blogsicilia.it”, i pubblici ministeri della Procura a Enna, Stefania Leonte e Orazio Longo hanno fissato per oggi pomeriggio gli accertamenti informatici sul computer e i telefoni sequestrati, dieci giorni fa, a Giuseppe Rugolo, il prete accusato da un giovane, di violenza sessuale aggravata che sarebbe avvenuta quando il ragazzo, che aveva già denunciato i fatti al Vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, era ancora minorenne, dal 2008 al 2013.
Il Tribunale ecclesiastico aveva aperto un procedimento canonico che si sarebbe concluso per difetto di competenza, perché i fatti, secondo la sentenza della Chiesa, sarebbero avvenuti quando ancora Rugolo era seminarista. l sequestro dei dispositivi elettronici, è avvenuto al termine di una perquisizione che la Polizia di Ferrara ha effettuato nel seminario, dove il prete si trova attualmente, dopo che era stato allontanato dalla parrocchia di Enna, apparentemente per motivi di salute. Le indagini sono condotte dalla Squadra Mobile di Enna, guidata da Nino Ciavola.
Decine le persone sentite tra le quali, oltre al vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, numerosi sacerdoti di Enna ai quali il giovane, ora maggiorenne aveva chiesto aiuto, raccontando le presunte violenze subite. La denuncia alla polizia segue un processo al tribunale ecclesiastico di Palermo. Ma il vescovo – che in un primo momento aveva assicurato alla famiglia l’ammonimento scritto e il trasferimento del parroco che ha gestito un’associazione con centinaia di giovani – aveva poi optato per un trasferimento temporaneo a Ferrara, dove il prete sta frequentando un dottorato di ricerca. “Mi hanno umiliato, hanno provato ad isolarmi e a comprarmi. Ma dopo un lungo travaglio interiore, ora ho trovato il coraggio di denunciare. Quello che ho subito io, non deve subirlo più nessuno”.
Lo dice il giovane che ha denunciato presunti abusi sessuali subiti da quando aveva 15 anni “combattuto – spiega – tra la voglia di non tradire la Chiesa, a cui sono devoto, e la necessità di giustizia”. E sarebbe stata la “voglia di giustizia” a spingerlo a presentare una denuncia alla Procura, che ha iscritto il sacerdote nel registro degli indagati e affidato indagini alla squadra mobile della Questura.
Nel 2018, dopo un percorso avviato con uno psicoterapeuta, il giovane ha formalizzato una denuncia alla diocesi di Piazza Armerina.
E’ stato sentito dal Tribunale ecclesiastico di Palermo ma, nonostante avesse nominato un avvocato rotale – cioè abilitato a rappresentarlo di fronte alla Sacra Rota – non è riuscito ad ottenere gli atti del processo. Per questo, racconta, “ho scritto al Papa, chiedendo il suo aiuto”. E, secondo quanto si è appreso, dal Vaticano hanno chiamato in Diocesi chiedendo immediati chiarimenti sulla vicenda. Il vescovo di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana, dal canto suo, spiega di “avere sempre attivato la procedura canonica informando le autorità ecclesiastiche” quando ha ricevuto segnalazioni, ma aggiunge di “non avere ricevuto alcuna comunicazione da parte dell’Autorità giudiziaria in cui si informa di eventuali procedimenti penali a carico di chierici della diocesi”.
Il vescovo, comunque, “esprime piena fiducia nella magistratura e offre collaborazione per l’accertamento della verità dei fatti”.