L’edizione online de “La Nazione” riporta un’intervista all’ex rosanero Salvatore Elia attualmente in forza allo Spezia.
«Da ragazzo uscivo di casa alle 7 del mattino e tornavo alle otto della sera per andare ad allenarmi. Ho fatto tanti sacrifici per arrivare a certi livelli». Nelle giocate funamboliche del talentuoso Salvatore Elia, classe 1999, ci sono chilometri percorsi in pullman per andare da Lecco, città natale, a Bergamo, giornate intense di allenamenti nelle giovanili dell’Atalanta, la voglia di affermarsi e di non mollare mai: «Fondamentale il sostegno delle persone a me care: mia mamma Catia, mio fratello Vincenzo, la mia ragazza Francesca. Loro sono i miei primi tifosi».
Elia, 39 presenze nello Spezia, club al quale si è affezionato?
«La società aquilotta mi è entrata dentro, anche perché ha creduto in me in un momento particolarmente difficile della mia carriera. Sarò sempre riconoscente per questo. Poi, è ovvio che ogni giocatore punti al massimo, ma io non dimentico mai i club nei quali ho giocato»
Oltre un anno di permanenza in riva al Golfo: che idea di Spezia e degli spezzini?
«Nello scorso campionato, pur abitando in città, non uscivo molto, anche perché non andavamo bene. Quest’anno la frequento molto di più e mi piace moltissimo. Adoro passeggiare in tranquillità sul lungo mare. Gli spezzini sono brave persone, spesso quando mi riconoscono mi fermano per farmi i complimenti e mi fa piacere».
Voi e diecimila contro undici, che effetto le fa il ‘Picco’?
«È un fortino chiuso, stretto, compatto, uno stadio all’inglese che trasmette adrenalina pura. I tifosi aquilotti danno una carica pazzesca, non è facile per le squadre avversarie giocare nel nostro stadio, mentre noi siamo facilitati dalla spinta incredibile che perviene dagli spalti».