L’edizione odierna de “L’Eco di Bergamo” ha realizzato una lunga intervista a Igor Budan, di seguito tutte le parole dell’ex rosanero: “Chi l’ha detto che Zamparini è un mangia-allena- tori? Eppure Igor Budan l’ha tenuto in ostaggio per 14 anni, dal 1999 al 2013. D’accordo, Budan non era allenatore, ma giocatore, però – considerate le abitudini del presidente del Palermo – questo si che un bel record di resistenza. Acquistata la società rosanero, il patron – dopo aver scoperto il giovane bomber nel Rijeka per il Venezia – lo portò in Sicilia (dodici gol) senza più cederne il cartellino. Ogni volta lo dava in prestito e se lo riprendeva. A Bergamo, dove ora vive, l’attaccante fiumano (60 gol in giro per l’ltalia) giocò tre stagioni (2003-2006), sedici gol, una promozione con Mandorlini, una retrocessione con Delio Rossi. E un revival a fine carriera, con Colantuono. Un intero girone in Sicilia, inoltre, con Gasperini, che – segno del destino – quell’anno (2012) diresse la squadra rosanero dall’andata con l’Atalanta, 0-1 all’Atleti Azzurri, al ritorno ancora con l’Atalanta, 1-2 alla Favorita.
Quanto dura sulla panchina del Palermo Diego Lopez, 4 punti in due partite? «Ah, oggi come oggi Zamparini lo conferma a vita. Il suo momentaneo grado di soddisfazione dimostrato dalle dichiarazioni dopo la vittoria col Crotone, quando ha detto che la squadra scesa in campo era quella che s’aspettava. Insomma, la formazione l’ha fatta lui».
Questi due risultati positivi sono una fiammata o il possibile inizio della rimonta? «Stando alla classifica e al valore del Palermo visto in campo, difficile pensare a una rimonta. Tuttavia ci sono ancora molti punti in palio e tante squadre già in salvo. E l’esperienza di Zamparini, che certamente non si dà per vinto, nel finale qualcosa può contare».
L’Atalanta che ambiente troverà? «Un ambiente rivitalizzato. Il pubblico palermitano un po’ “grillino”. Cioè, prima del Crotone, andava tutto male, quindi opposizione senza sconti e contestazione al presidente. Ora si fanno calcoli spasmodici inseguendo la salvezza. Invece i recuperi sono possibili solo se graduali. Contro l’Atalanta la richiesta della gente sarà di vincere a tutti i costi».
Ma ci sono addirittura 28 punti di differenza. «Appunto. Secondo logica, il Palermo dovrebbe affrontare questa partita sapendo accontentarsi. Ma non sarà cosi»
Come il Palermo potrebbe mettere in difficoltà I ‘Atalanta? «ln tutte le zone del campo. Atalanta più forte del Palermo. Difficile prevedere quale delle due squadre assumerà I’iniziativa. Può darsi che istintivamente tenti di farlo il Palermo, ma per l’Atalanta sarebbe una fortuna. Col passar del tempo, il Palermo si consegnerebbe all’Atalanta»
Nestorovski lo conosce bene, no? Pur macedone, proviene dal campionato croato. «Non c’è Nestorovski che tenga. Indubbiamente Nestorovki, che ha fiuto e grande rapidità d’esecuzione, è il pezzo pregiato. Basta vedere i gol segnati. Ma il Palermo non lo utilizza al meglio. Lui non una prima punta tipo Petagna, che fa reparto da solo. Assomiglia più a Paloschi, quindi dovrebbe giocare con un compagno vicino».
Ma il Palermo perché ha venduto Hiljemark e Quaison? «La gente, sentendosi tradita, proprio per questo ha contestato Zamparini. Ma erano giocatori scontenti, che volevano andar via. Zamparini cosi. Mi ricordo quando vendette il Venezia per comprare il Palermo. Eravamo in ritiro a Folgaria col Venezia. Venne il direttore sportivo, Foschi, con un pullman. Chi voleva andare a Palermo, poteva salire. Chi non voleva, era libero di restare».
Uno Zamparini democratico. «lo ero giovanissimo. La prima stagione, a Venezia, cambiammo quattro allenatori, da Spalletti a Materazzi ancora a Spalletti per finire con Oddo. Ero sconcertato. Però alla fine su quel pullman salii anch’io, con Bettarini e Pippo Maniero».
Perché Zamparini fa così? «Perché è tutto istinto, non ci pensa due volte. E perché il numero uno dev’esser sempre lui. Ma adesso gli allenatori hanno capito l’antifona».
Quindi vanno a Palermo, sapendo che non dureranno, solo per i soldi? «No. Più per sfida. Vediamo chi dura di più, devono aver pensato Ballardini, De Zerbi, Corini».
Senta, lei a Palermo ha avuto per cinque mesi come allenatore Gasperini. «Ma ho giocato pochissimo. Per me fu forse la stagione più brutta. Non per colpa di Gasperini. Avevo perduto mia figlia di due anni. In più m’ero operato al ginocchio».
Comunque la sua testimonianza di campo è interessante. «Gasp cominciò alla quarta giornata, al posto di Sannino. Dovevamo giocare proprio a Bergamo e andammo in ritiro a Coccaglio. Quei quattro giorni furono indicativi di Gasp, che, a differenza della generalità degli allenatori, impose subito la sue idee. Gli altri, di solito, aspettano una partita o due per capirci qualcosa».
Però anche Gasp con Zamparini è durato poco. «Sfortunatissimo, nel senso che volle andare fino in fondo, ma gli mancarono i risultati. Difficile trovare un tecnico cosi competente e nello stesso tempo cosi intransigente. Gasp pretende che tutti indistintamente vadano costantemente a mille. Per Iui conta solo il campo. Altre valutazioni non sono prese in considerazione. Perciò allenare grandi giocatori giovani sarà sempre la sua specialità».
Esonerato al ritorno, proprio con l’Atalanta. «Gli fu fatale quel 2-1. Segnarono Carmona e Denis. Rosanero ultimi in classifica e Zamparini su tutte le furie».
Rimpianti per quell’eventualità perduta? «Come caratteristiche tecniche, forse la prima punta alla Gasperini avrei potuto farla. Ma non c’ero proprio. E, quando cosi, mister Gasp non perdona»”.