E’ giunta l’ora di alzare bandiera bianca?
E’ giunta l’ora di alzare bandiera bianca?
Dall’Arena Garibaldi il Palermo torna a casa con zero dubbi e tante certezze, in negativo. Mentre qualche settimana fa ci si domandava il perché dell’incapacità da parte dei rosanero a compiere quel tanto aspettato e definitivo salto di qualità, i rosanero a Pisa dimostrano di continuare a navigare in un mare di limiti e difficoltà da cui sembra, ormai, difficile uscirne.
Palermo, è crisi nera.
Una crisi profonda sulla scia dei soliti problemi: altri quattro gol subiti e dei black-out illogici. Segnale che, probabilmente, i limiti su cui lavorare siano diventanti parte dell’identità dei rosanero. Chi affronta il Palermo è consapevole di avere davanti una squadra tanto forte, nelle individualità, quanto fragile emotivamente, ed ogni frazione di gioco può cambiare drasticamente la storia della gara.
E’ quello che è successo, poi, nel pomeriggio dell’Arena Garibaldi. Con un Palermo che non è stato in grado di mantenere un doppio vantaggio maturato grazie alle, poche, occasioni create. Ma soprattutto con una formazione che al rientro dagli spogliatoi cambia totalmente volto, gioca per inerzia e, particolarmente nei primi minuti, soffre in balìa degli avversari.
Un film visto e rivisto, probabilmente è proprio questo il problema più grave del club di “Viale del Fante”. Se giornata dopo giornata, mese dopo mese, si ricade sempre negli stessi errori probabilmente chi avrebbe dovuto trovare le giuste soluzioni non ha le giuste capacità per farlo.
E mentre il trend negativo continua a mangiare la formazione rosanero, la retroguardia difensiva incassa altre quattro reti, tutte in una singola frazione di gioco. Nedelcearu e Ceccaroni continuano a dimostrarsi una coppia difensiva per nulla solida e sulle fasce, soprattutto nel lato mancino, Lund, nonostante il gol, non riesce a garantire l’apporto difensivo adeguato: con un Tramoni scatenato proprio nella fascia dello statunitense.
Sarebbe poco corretto, però, attribuire le colpe alla sola retroguardia difensiva. Sì, perché anche nella zona nevralgica del campo, complice forse l’assenza di Ranocchia, l’equilibrio e la dinamicità che sembrava essere stata acquisita qualche settimana fa sembra ormai un lontano e vecchio ricordo. La mediana sembra tornata lenta, compassata e sempre in ritardo nei contrasti: una involuzione dalla difficile comprensione.
Capitan Brunori prova ad uscire fuori dagli schemi e a dar vitalità ad una formazione che ha ormai perso la bussola, insieme ad un Di Francesco ispirato ma sfortunato. Ma l’individualità non basta e non può bastare.
L’andamento generale continua a stordire l’entusiasmo di un’ambiente intero che di partita in partita si illude di poter raggiungere quello che, evidentemente, non è alla portata di questa squadra e di questa guida tecnica. Il rischio è, però, anche quello di concludere nella maniera peggiore possibile e arrivare, si spera, al “mini-torneo” play-off con una condizione psicologica e ambientale non adatta all’obiettivo.
La pazienza, però, ha un limite. E forse, adesso, l’unica cosa che resta da fare è cercare di concludere la le ultime gare nel miglior modo possibile. Cercare di “salvare” una stagione con più aspetti negativi che positivi e poi ripartire rivoluzionando.