L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul caso doping che in questi giorni fa tanto discutere e riporta le parole di Antonio Di Gennaro.
«Il Micoren l’ho preso direttamente in campo. Era il 10 aprile 1977, il mio esordio in Serie A con la Fiorentina, contro la Juventus, a neanche 19 anni. Ero emozionatissimo. Dopo venti minuti si fermò il gioco per un fallo e il massaggiatore venne a darmelo». Antonio Di Gennaro, prima voce del calcio di Rai Sport, commentatore della Nazionale e dell’ultima finale mondiale, parla dopo le dichiarazioni degli ex calciatori Dino Baggio e Massimo Brambati, che hanno confessato di avere paura per la loro salute per i farmaci e gli integratori presi quando giocavano. Brambati, dal 1989 al 1991 compagno di Di Gennaro, ha rivelato: «Mi davano il Micoren (un analettico respiratorio che fa parte delle sostanze vietate, ndr) come fossero caramelle».
Di Gennaro, quando ha scoperto che si trattava di doping? «Nel 1988, quando costò una squalifica a Silvano Fontolan, mio compagno nel Verona. Dopo l’andata dei quarti di finale di Coppa Uefa contro il Werder Brema fu trovato positivo. Ricordo che il club si difese sostenendo che in Serie A non fosse proibito».
E rivelando che Fontolan ne aveva già fatto uso in campionato, prima della partita con l’Inter di quella stagione. «Ripensandoci, mi chiedo come sia stato possibile: era pericoloso per la salute in Coppa Uefa e in Serie A no? Assurdo».
Lei dal 1976 al 1980 ha giocato nella Fiorentina. «Una squadra segnata dalle morti premature di tanti giocatori degli anni 70: Beatrice, Saltutti, Longoni, Ferrante, Mattolini. Un elenco impressionante. Ricordo perfettamente che alla Fiorentina prendevo l’Epargriseovit».
Un ricostituente per il fegato che serve a curare anemie e gravi forme di malnutrizione e che spesso è stato usato per alterare le prestazioni degli atleti. «Quando l’ho preso io penso proprio che fosse lecito. Così mi veniva detto e io ci credevo».
Un concetto che ritorna nelle parole di tanti ex calciatori. «Il medico e il massaggiatore erano come padri putativi. Nessuno mi ha mai imposto nulla. Che interesse avrebbero avuto a farmi squalificare? Ricordo che mi davano l’Argotone, le gocce che si mettono nel naso, ma mi avvertivano di prenderle entro il giovedì perché altrimenti la domenica sarei potuto risultare positivo».
Quel decongestionante nasale contiene efedrina. Senza necessità terapeutiche è doping. «All’epoca eravamo poco informati. Non come i ragazzi di oggi, che giustamente leggono, vogliono sapere, chiedono».
Lei ha giocato fino al 1992. Si è accorto, negli anni, che la sensibilità sul tema stava cambiando. Si usavano meno farmaci? «Il mio ultimo anno, a Barletta, in Serie C, il sabato mattina, quando non ci allenavamo, ci davano una bevanda: “Un semplice integratore”, dicevano. L’ho presa perché ero convinto che non ci fosse nulla di pericoloso».
Ora ha paura per la sua salute? «No. Cerco di essere razionale, anche in un momento di forte emotività per la scomparsa di Mihajlovic e di Vialli. So che non è facile avere risposte, certezze, rassicurazioni. Le chiedo ai medici. Perché, oggi come allora, io mi fido».