L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” riporta una lunga intervista a Silvio Baldini, fresco di dimissioni dal Perugia, il quale si è espresso in merito su vari temi.
Mai trovato un’anima gemella nel mondo del calcio? «No, ma tante persone solidali. A cominciare da Spalletti, De Zerbi, Lippi, lo stesso Conte. Mancini non lo sento, ma mi dicono che mi stima molto».
Dicono tutti che sei un grande innovatore del calcio ma poi ti è venuta la sindrome di Gesù, cerchi più apostoli che giocatori, sali e scendi dalla croce. «Questa non è follia, non è utopia, è una condizione magica di anime che si scelgono. È successo l’anno scorso con il mio Palermo. È stato un dono del destino».
Si dice che il punto di non ritorno della tua storia di allenatore è quando hai preso a calci in culo in mondovisione il tuo collega Di Carlo. «Arriva un punto della vita in cui non te ne importa più nulla di cosa pensano gli altri e delle conseguenze dei tuoi atti».
Sei rimasto l’unico in Italia a dimetterti. «È un problema degli altri, non mio. Ho rinunciato a tutto. La mia famiglia non ha bisogno di soldi ma di me, del mio amore, della mia felicità».
Cosa scatta nella testa di Silvio Baldini ogni volta che ti parte quell’impulso irrefrenabile? «Una grande tristezza. Ti senti un incompreso. Hai dato tutto, mostrato la più grande disponibilità e alla fine sei costretto a fare questi gesti per non subire situazioni che non ti appartengono»