L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla finale che deciderà la B tra Palermo e Padova, riportando un’intervista all’ex rosanero Amauri.
«Vince squadra che sbaglia meno». Sembra l’ovvietà fatta frase, quella pronunciata ai suoi tempi da Vujadin Boskov, storico allenatore di Real Madrid e Sampdoria, sulle cui orme Baldini si appoggia per decifrare l’ovvietà dei fatti e spiegarne il dinamismo: uno guru, l’altro metafisico, entrambi maestri di calcio e di vita, personaggi e insieme antipersonaggi. La sostanza è una sola: alla fine, tranne che in rari casi, il risultato è determinato da quelli che chiamiamo episodi essenziali che poi nient’altro sono che la somma delle virtù e dei difetti delle squadre. Compresi l’errore di Massolo, il salvataggio miracoloso di Marconi e il gol di Floriano (assist di Valente) che parla di una manovra vincente sulle fasce laterali (bravissimo anche Giron).
La premessa per contestare le dichiarazioni di Oddo che sostiene la tesi secondo cui il Padova non meritava di perdere e, di conseguenza, il Palermo avrebbe ottenuto più del dovuto. La realtà disegna un’altra storia. Baldini è riuscito a impostare una partita perfetta e, approfittando di un attimo di debolezza dell’avversario, ha avviato i presupposti per l’impresa; il Padova, poco lucido, ha sbagliato tanto, sul piano psicologico e pratico. Perché, dunque, complicare le analisi? I titoli sono tutti per chi, prima dell’orgoglio, ha utilizzato intelligenza, tattica e psicologia. Per questo, Baldini si gode l’ennesimo trionfo e la ricerca di quella rivincita che per lui appartiene all’ordine delle cose.
Impossibile nasconderlo. Tra Palermo e la B c’è una ormai una tacita promessa di matrimonio: niente di scritto però le circostanze sono chiare. A cominciare dall’idea di un ambiente che si colora sempre più di rosa, dalla grande attesa, dalla passio ne, e dalla ovvia prudenza di una settimana intensa e speciale. De Rose e compagni si presentano alla finalissima con il vantaggio di due risultati su tre e con l’appoggio di una tifoseria in delirio che, da tempo, ha prenotato il quarto sold-out stagionale, un vero miracolo, e che ora applaude e spera.
Il traguardo si tocca con mano. È l’ennesima occasione, la più concreta, dopo quella sfumata, per vari motivi, l’anno scorso ad Avellino. Stavolta, con risposte, sensazioni e animo diversi. Floriano ammette: «La B è vicina»; Valente conferma: «Viviamo un sogno che dobbiamo realizzare». E Amauri, al telefono da Miami, spiega il motivo di tanto trasporto: «Una città così non può stare fuori dal palcoscenico più importante che è la serie A. Una meravigliosa piazza che merita di tornare nell’élite: un tifo sfrenato e un cuore pulsante rosanero spingono la squadra oltre ogni ostacolo. Ancora un gradino e siamo in B. Ho giocato nel Barbera pieno e so come ci si sente. In campo vedremo giganti. Lo spettacolo è assicurato, lo stadio esploderà di amore».