L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla gara di domani tra Italia e Macedonia al “Renzo Barbera”.
All’inizio sembravano ufo, oggetti misteriosi di un Palermo sul viale del tramonto. La mossa disperata di Zamparini che puntava sulla… Macedonia per una squadra, e una società, ormai alla “frutta”, travolta dal vento dell’est che trascinò i rosanero dall’inizio del declino alla definitiva scomparsa. Era il Palermo di Aleksandar Trajkovski e Ilija Nestorovski punte di diamante di una vera e propria babele, seguiti da carneadi che guai a non chiamarsi con suffissi in “oski”, “iski”, “aski”, “vic” “vec”, comprati per improbabili plusvalenze.
Un vento che soffiava nel deserto di idee e speculazioni di personaggi discutibili, tutti rigorosamente in “ic”: Mijatovic, Lemic, Curkovic…, capaci di scovare oltre a giocatori poco utili alla causa, un grande allenatore, Schelotto, che aveva un solo difetto, quello di non potere allenare in Italia! Trajkovski fu tra i primi con Andelkovic, Posavec e Djurdjevic a traghettare in rosa; poi arrivarono Rajkovic, Nestorovski, Sunjic e infine Dawidowicz, Murawski, Szyminski che non riuscirono ad evitare il mortificante epilogo di Frosinone cui avrebbe fatto seguito, l’anno dopo, il fallimento.
Ma lampi di “oski” brillano ancora. Domani, al “Barbera”, in una sorta di revival, ci sarà Trajkovski, talento puro quanto incostante. Un rientro, per lui, gradito e atteso: «Emozionante rivedere lo stadio e i luoghi frequentati per quattro stagioni. Come dimenticare gioie ed amarezze? Mi dispiace, piuttosto, che non ci siano mia moglie e mio figlio Matej, nato proprio qui: mi raggiungeranno in Arabia Saudita dove sto giocando e, finalmente, la famiglia si riunirà. Il tifo è scontato ma, per me, sarà ugualmente una festa. So che i biglietti sono stati tutti venduti. Bene. Sarà uno stimolo in più. Ai compagni ho raccontato il calore della gente. Questa città resta indimenticabile. L’Italia era ed è il mio sogno. Aspetto solo l’offerta giusta».