Diritti TV: spendere così tanto per avere la Champions come fatto da Mediaset conviene?
Investire 660 milioni di euro come fatto in Italia da Mediaset per assicurarsi i diritti Champions League in esclusiva per il triennio 2015-2018, rappresenta davvero una mossa vincente per guadagnare quote nel mercato delle Pay-tv? E’ questa la domanda che in molti si pongono sul mercato, anche alla luce dei risultati del primo trimestre di Sky Plc, resi noti oggi dal gruppo paneuropeo controllato da Rupert Murdoch, che ha in BT Sport e in Mediaset Premium i principali concorrenti sul mercato inglese e su quello italiano. Il gruppo Sky, pur non avendo la Champions, ha infatti chiuso il primo trimestre dell’esercizio 2015/16 con ricavi in crescita del 6% e con un incremento dell’utile operativo del 10%. Insomma, anche senza avere i diritti Champions League in Inghilterra e in Italia e rinunciando così alla possibilità di trasmetterne le partite in due dei tre mercati dove il gruppo opera, i clienti di Sky non sono diminuiti su scala globale. E anche se in Italia la piattaforma controllata da Murdoch ha visto la base clienti contrarsi di 37 mila unità nel periodo compreso tra luglio e settembre, gli analisti non sembrano essere particolarmente preoccupati, visto che le previsioni erano per una flessione più marcata. I risultati di Sky, concludono gli esperti di Bernstein, “dovrebbero far riflettere i concorrenti e portarli a chiedersi se debbano continuare a spendere grandi quantità di risorse su contenuti con rendimenti così incerti. Non lo possiamo sapere per un po’ di tempo, ma, forse, in futuro potremmo iniziare a vedere un rallentamento di quello che sembrava fino un aumento senza fine dei prezzi dei diritti sportivi”.