Diritti TV serie A: ecco cosa cambierebbe seguendo modello inglese (FOTO)
Il portale “Calcioefinanza.it” ha analizzato l’attuale meccanismo di ripartizione dei diritti televisivi tra i club di serie A. A differenza di quanto accade in Premier, nel campionato italiano non è la Lega Calcio a distribuire gli introiti e le risorse economiche prodotte dalla vendita dei diritti TV sono divise in quattro categorie: quota nazionale, internazionale, Coppa Italia e Supercoppa e programmi in chiaro. Le risorse economiche da qui ottenute, vengono ripartite secondo sei criteri individuati dalla “Legge Melandri”: parti uguali 40%; sostenitori 25%; cittadini 5%; risultati dell’ultima stagione 5%; risultati dell’ultimo quinquennio 15%; risultati dal 1946/47 all’ultimo quinquennio 10%. In base a questo criterio si nota una netta predominanza della Juventus nell’aggiudicazione dei proventi, dovuta al numero di sostenitori.
In Premier League, invece, il 50% dei diritti nazionali sono divisi equamente: il 25% è assegnato in base alle volte in cui un match è trasmesso in TV, l’altro 25% in base al piazzamento in classifica.
Da qui emerge che le principali differenze tra i due modelli sono le seguenti: l’ufficialità del dato (puntuale e pubblico quello inglese, assente quello di Serie A); l’incidenza della distribuzione in parti uguali (67.45% in Inghilterra, 40% in Italia); l’omogeneità della distribuzione (il Chelsea intercetta il 6.17% del totale dei proventi, pari al 52.5% in più dell’ultima della graduatoria. In Italia, invece, alla Juventus spetta l’11% del totale, circa 4 volte l’Empoli, che è la squadra con i minori ricavi da broadcasting). Ecco quindi come cambierebbe la situazione in serie A seguendo il modello di ripartizione inglese: