Diana ricorda Palermo: «In Sicilia esperienza bellissima. Zamparini ha fatto sempre il massimo per noi»

L’ex centrocampista si è reso protagonista di ottime stagioni con la maglia rosanero e adesso sta tentando di fare altrettanto anche nella sua carriera da allenatore. Di seguito l’intervista all’ex centrocampista del Palermo: Aimo Stefano Diana, attuale allenatore del Renate ed ex giocatore del Palermo, ha voluto ripercorrere il suo passato ai microfoni di “Footballnews24.it”.

Palermo è stata l’ultima grande piazza in cui hai giocato, vista la retrocessione nelle fila del Torino: sotto la gestione Guidolin, insieme a Barzagli, Zaccardo, Di Michele, quella rosanero era un’isola felice?

«Palermo è stata un’esperienza bellissima perchè, al di la che era una terra bellissima, si viveva veramente bene. Eravamo una squadra di alto livello, un tridente d’attacco formato da Miccoli, Amauri, Cavani, avevamo Guidolin allenatore. Terminammo il campionato al quinto posto, a pochi punti dalla Champions. Peccato, ma onestamente è stata la squadra più forte in cui io abbia giocato perchè era fatta di talenti veri, lo stesso Bresciano, Simplicio a centrocampo, Corini, Grosso, Barzagli, Zaccardo, una squadra piena di talento».

Il presidente del Palermo all’epoca era Maurizio Zamparini: com’erano vissuti dalla squadra i numerosi esoneri degli allenatori?

«Non è stato semplice, più che altro a volte ci mettevamo nei panni dell’allenatore che a volte, per colpe non sue, si trovava a perdere il posto. Era un dispiacere perchè spesso non si riusciva nemmeno ad entrare in sintonia con il nuovo tecnico che veniva mandato via. Però sapevamo chi era il nostro presidente, gli allenatori erano consapevoli di chi fosse Zamparini. Ha sempre fatto il massimo per noi calciatori, poi è chiaro che come ogni presidente doveva fare delle scelte, a volte le ha fatte bene, altre le ha fatte male. Mettendo in difficoltà l’allenatore, metteva in difficoltà noi, non si sapeva mai chi ci avrebbe allenato il martedì».

Una particolarità della tua carriera. Ci sono giocatori che hai incontrato con maglie diverse nelle tue esperienze: era un fattore importante che favoriva il processo di ambientamento e di integrazione all’interno di un nuovo gruppo squadra?

«Sì è vero, con Corini a Palermo e Torino, con David Di Michele, Bresciano, Bonazzoli. E’ più facile sia per chi arriva, sia per chi va perchè ci si racconta le cose, poi tra noi calciatori si parla tanto, si cerca di aiutare il compagno che arriva. D’altronde il mercato è fatto di queste cose qua, a volte ci si ritrova a giocare con gli stessi calciatori con squadre e allenatori diversi. Si creano amicizie, rapporti umani che restano intatti, infatti, Bonazzoli è un mio collaboratore al Renate, un punto di riferimento per i miei attaccanti che possono confrontarsi con un calciatore di un certo livello, con una carriera importante alle spalle».

Che effetto fa vedere arrancare il Palermo in Serie C e il Brescia in Serie B?

«Dispiace però la realtà è che per ritornare ai fasti di una volta ci vorranno tantissimi anni, tante squadre sono ripartite dalla Serie D e stanno arrancando ancora in Serie C. Al Sud ci sono piazza importantissime che giocano perchè sono anni che provano a risalire invano. Il Palermo avrà bisogno di una proprietà molto forte che riesca a fare investimenti importanti e non è nemmeno detto che risali subito. Il Palermo alla fine è il primo anno in Serie C, lo scorso anno era in Serie D, quest’anno faranno esperienza per essere più competitivi il prossimo anno. Stesso discorso per il Bari che l’anno scorso ci è andato molto vicino. Solo il Parma ultimamente ha centrato il triplo salto di categoria dalla D alla A. Il campionato di Serie C è difficile, paradossalmente è più facile vincere il campionato di Serie B».