Il patron e amministratore delegato del Lecco Paolo Di Nunno è tornato a parlare per fare chiarezza sul futuro del club come riporta Laprovinciaunicatv.it.
«Ma quali cinque milioni di euro, il Lecco lo regalo. Con 2,5-3 milioni siamo pari e patta. Non posso rimanere, non mi vogliono. E io non dimentico le offese personali. – continua Di Nunno- Comunque vedremo se chi arriverà farà meglio di me. Voglio proprio vedere. Ogni due anni, nelle passate gestioni, si parlava di fallimento, di mancata iscrizione. Dal 2017 qui non ci sono debiti, anche non considerando la promozione in B. Investitori? Ma quale bluff. Io ho chiesto, a cinesi e americani, a stessa cifra che si aggira attorno ai 2 milioni di euro per le ultime spese e poi un milione per me. Mi pare una richiesta equa, anche perché lascerò circa 700mila euro di paracadute dalla Lega, quando retrocederemo, e 1,1 milioni di euro da prendere dalla Lega. Praticamente è un regalo. Ma il cinese (Alex Lin, n.d.r.), non mi pare voglia cacciare soldi, ma coinvolgermi in discorsi economici che a me non interessano più. – continua ancora Di Nunno – E gli americani gli ho fatto una proposta simile a quella del cinese e nessuno mi ha più contattato. Anche loro stanno vedendo di coinvolgere altri. Ma io lo dico sempre chiaro. Se vengono con i soldi, il Lecco è loro».
«Squadra? Avete visto che con Malgrati le cose vanno un po’ meglio? Io avrei fatto anche prima questo cambio e se non avessimo sbagliato mercato, con Fracchiolla, a gennaio e fossi stato bene di salute, credetemi, il Lecco sarebbe ancora in Serie B. Chi lo compra avrà già la squadra pronta e uno dei mister più bravi che ha un contratto ancora per un anno. Andate a vedere i prestiti che abbiamo in giro, ci fate una squadra di C di buon livello già così. Ma a me non interessa più, mi hanno già rovinato quest’estate, quando pensavo di salvarmi come minimo in B. FIGC? Se non avessimo avuto quel mese e mezzo di ritardo nell’inizio, tutte quelle incertezze, con le altre squadre che si sono prese i giovani migliori e hanno raccattato tutti i prestiti, Ascoli in primis, non saremmo in queste condizioni. Io sto studiando il modo di fare causa alla Figc per quella ingiustizia che, per sanarla, ci ha costretti ad andare fino al Consiglio di Stato. Di sicuro non è stata colpa nostra, ma a retrocedere siamo noi. Mentre gli altri facevano mercato, noi eravamo in tribunale».