Di Natale che paura: «Banditi in casa, ero terrorizzato. Li ho convinti con un orologio»
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla vicenda che ha coinvolto Totò Di Natale.
L’ha risolta con una giocata da campione. Una delle sue. Come quando incantava col pallone tra i piedi e segnava valanghe di gol con la maglia dell’Udinese e quella della Nazionale. Totò Di Natale giovedì sera se l’è vista brutta. Molto brutta. Lui a combattere contro cinque delinquenti dentro casa. Dalla fine dello scorso campionato, con relativa salvezza ottenuta a maggio, allena la Carrarese, in Serie C, ma giovedì alle 19.30 si trovava nella casa vicino Empoli con la moglie Ilenia e la figlia Diletta. Il suocero riportava Filippo, 17 anni, dall’allenamento con i giovani dell’Empoli. Lì dove il papà è cresciuto e ha conosciuto l’amore. Ma l’altra sera c’è voluta tutta la testa e la razionalità del campione napoletano per evitare il peggio. Sei malviventi, stranieri, avevano studiato e preparato il colpo. Aspettavano proprio l’arrivo di Filippo e in quel momento hanno fatto irruzione nella villa del campione e sono entrati. Uno, fuori, faceva il palo della banda… Quelli che hanno messo paura a tutta la famiglia Di Natale erano armati. Il sistema di video sorveglianza è presente nella villa (Totò subì già una rapina nel 2012) e i filmati saranno utili agli inquirenti, da ieri impegnati nelle indagini. I dettagli del metodo usato ricordano altri precedenti di rapine avvenute in zona. Totò ha usato l’esperienza, la calma, il sangue freddo, quello che lo ha sempre contraddistinto da giocatore, quando calciava a rete. E se l’è cavata. Lasciando un prezioso Rolex. Ieri mattina è andato a fare la denuncia, a spiegare l’accaduto ai carabinieri di Empoli. Che, adesso, stanno provando a far luce su quanto è successo.
Totò come sta?
«Stiamo tutti bene, grazie. Ora siamo tranquilli. Tutto sommato è andata bene. Ma sono stati attimi di grande paura. Tutto è durato al massimo una ventina di minuti. Eravamo in casa, tutta la famiglia. Non è stato facile».
Erano stranieri?
«Sicuramente. Mi sono sembrati albanesi. Erano in cinque e armati».
Che cosa hanno preso?
«Sostanzialmente solo un orologio. Di sicuro prezioso (si tratta di un Rolex d’oro col quadrante nero, un valore di circa 35 mila euro, ndr ). E poi una collanina di mio figlio».
Ha sacrificato il suo bellissimo orologio ma è finita bene.
«Sì, davvero tutto qui. Ecco perché posso dire che è andata veramente bene. Non hanno toccato nessuno e questa è la cosa più importante. Che tutti stiamo bene».
E’ stato bravo come in campo. Poco tempo fa un noto imprenditore veneto, leader nel ramo della calzature di lusso, l’ha risolta alla sua stessa maniera, cedendo qualcosa, ma riuscendo a trattare col dialogo.
«Sì, mi dico bravo. Così bisogna fare. Credo di averla gestita al meglio e in quegli attimi non è proprio semplice. Gli ho dato l’orologio. Hanno preso la collanina di Filippo e se ne sono andati. Per fortuna». Domani la sua Carrarese sarà impegnata sul campo della Viterbese. E sicuramente i ragazzi vorranno regalare una grande gioia al loro Totò Di Natale. Lo spavento è passato. Ora serve un gran risultato per riprendere a sorridere.