«In questo momento interessano gli aspetti sanitari – dice il numero uno dei grigi a La Stampa – e ipotizzare una ripresa è follia. Hanno già cancellato il torneo di Wimbledon, che era in calendario a luglio,e c’è qualcuno che farebbe giocare la nostra C? Non scherziamo, al massimo potrà finire la serie A perché ci sono interessi differenti e ingenti questioni economiche. Vedo difficoltà per la B, figuriamoci per noi: il quadro è desolante, nella nostra lega ci sono 60 presidenti che hanno perso tutto, si trovano con le aziende chiuse e devono pensare alla loro attività e ai loro dipendenti, non certo al calcio. Quando, poi, l’altro giorno, ho sentito parlare i dirigenti della Pergolettese, mi si è stretto il cuore: hanno avuto lutti in società, piangevano, si commuovevano e ascoltavano gli interventi dei colleghi con lo sguardo perso. Stagione finita? È altamente probabile: premesso che non mi piacerebbe disputare partite a porte chiuse, più in concreto non capisco come si possa muovere la serie A,che però prefigura un maxi-ritiro, le trasferte in charter e altri accorgimenti quando le misure restrittive saranno state allentate. Loro possono permetterselo, la C no di certo. E poi, posto per assurdo che si riprenda, cosa accadrebbe se dopo tre giornate alcuni giocatori di una squadra fossero positivi al virus? Meglio stare fermi e chiusi in casa. Mi sono sempre schierato con Gravina, che ha avuto il coraggio di accettare un’eredità onerosa nella Figc: ma dico che la sua proposta di una C d’élite a 20 squadre e una sorta di C2 a 40 non sarà percorribile, semplicemente perché dopo il coronavirus in C resteranno sì e no una ventina di club e gli altri abbasseranno le serrande. Questa è la percezione reale, meglio non creare false illusioni. Quanto all’Alessandria, dobbiamo sperare che le aziende da cui siamo stati supportati finora continuino a darci un aiuto, ma non c’è certezza. Diciamo che i grigi, rispetto ad altre realtà, hanno la fortuna di possedere buone strutture, però si dovrà ripensare tutto il sistema della terza serie, sempre confidando nel sostegno tangibile del governo e, in subordine, della Federcalcio. Stipendi?Anche qui stiamo aspettando segnali dalle alte sfere.Auspichiamo la cassa integrazione per chi guadagna meno di 50mila euro lordi all’anno, in ogni caso credo sia corretta una normativa per tutte le società,evitando che ognuna agisca individualmente. Il gesto del Monza di tagliare i compensi del 50% è eclatante, ma i calciatori del team brianzolo hanno stipendi ben superiori al resto dei colleghi. L’Alessandria non lascerà comunque in difficoltà i giocatori: insieme ad altri 5-6 club,abbiamo sempre pagato lo stipendio ogni mese e non con cadenza trimestrale, come consentito. Il prossimo step sarebbe il 30 giugno, di sicuro non aspetteremo quella data». Queste le parole del presidente dell’Alessandria, Luca Di Masi, rilasciate ai microfoni di “Tuttoc.com” in merito all’emergenza Coronavirus e alla ripresa dei campionati.