Di Gaudio: «Palermo, perché? In rosanero mi dissero “smetti”: mi sentii morire. Quando ci gioco contro…»

L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” riporta un’intervista ad Antonio Di Gaudio, attaccante palermitano dell’Hellas Verona. Ecco quanto affermato: «Vittoria contro il Venezia? Tre punti fondamentali dopo Lecce: una sconfitta che ci aveva tagliato le gambe. Non era facile ripartire subito». Però lei, che è di Palermo, ha segnato anche a Catania… «Sì, l’anno della promozione in A col Carpi. Avevo fatto 62 accrediti per i miei amici di Palermo, sono venuti a Catania con un pullman e allo stadio hanno fatto un settore tutto per loro. Ho segnato e sono corso da loro, emozione unica». Tutto cominciò a Palermo. «Sono nato a Borgonuovo, in mezzo a quattro quartieri, in una periferia non tanto bella,nelle case della Posta. Lì mi conoscono tutti». La prima squadra è stata la Ribolla, quella di Schillaci. «Mister Salvatore Zammitti, oggi al Palermo, è il padre che non ho mai avuto. Giocavo per strada, mi ha visto ed è stato una guida per me. Ha scoperto tanti talenti, è un fenomeno». E poi la prese il Palermo. «Giocavo poco, non ho mai capito i motivi, mi davano spiegazioni strane. Poi, prima di andare in ritiro con la Primavera, mi hanno detto che era meglio se smettevo. Avevo 17 anni, mi hanno ammazzato, ho pianto come quando è morta mia nonna. Mi avevano voluto a tutti i costi. Incredibile». Del Palermo era anche tifoso? «Come no. Scavalcavo al Barbera con mio fratello, eravamo matti. Tifavo per Cappioli e La Grotteria. Ma dopo essere stato scartato, basta. E’ la mia città, ci abitano i miei cari, ma quando ci gioco contro…». Succederà ancora l’8 aprile: Palermo-Verona. «L’anno scorso ho vinto col Parma. Non vedo l’ora: certo, mi serviranno un po’ di accrediti… Ma ancora c’è tempo».  Lei giocava a Carpi e la sua fidanzata era a Palermo. Una storia d’amore d’altri tempi… «Siamo stati fidanzati a distanza per otto anni. Le famiglie sono all’antica. Maria è venuta a Carpi quando ci siamo sposati». Poi è natoEmanuel. «Ho un tatuaggio per lui, con una frase di mia madre, la A di Carpi e di Parma. C’è spazio per la terza. Se Dio vuole…».