In società come la nostra o la Cremonese c’è una sensibilità diversa rispetto ad altri, perché abbiamo vissuto la situazione più da vicino, sia sul territorio che per la squadra. Loro hanno perso il loro magazziniere, e queste cose ti danno un’attenzione diversa. Ho cercato sempre di affrontarlo senza considerare i desideri delle persone: al di là di ciò che vorrei, provo a fare un’analisi seria. Invece vedo che c’è una corsa a voler riprendere in tutti i modi, ma bisogna essere oggettivi e valutare cosa si può fare e cosa no. Oggi è difficile esprimere un giudizio, non abbiamo neanche un protocollo certo ma si rischia che molte società non riusciranno a porlo in essere, non si possono garantire certi parametri con le strutture che abbiamo. Le società andrebbero anche incontro a rischi penali così. In Germania hanno deciso di ripartire perché hanno costruito certe basi, mentre qui non si sono neanche risolti i problemi principali. La Serie A sta già facendo i tamponi, forse perché hanno canali privilegiati, in B nessuna. Se una società di Serie B chiama l’Asl, gli viene detto che i tamponi prima vanno ad altre categoria. Senza quelli, però, non possiamo neanche garantire che si riprenda.
Il rischio è che non si riesca a ripartire: la Lega di B ha detto che si riprende a certe condizioni. L’aspetto economico però non è da poco: l’impatto è di circa 800-900mila euro a società, in media. Non tutte le società se lo possono permettere, non hanno più fondi perché stanno perdendo ticket, merchandising, e noi stessi che ne abbiamo tanto non stiamo più vendendo niente, ma anche i biglietti, i rimborsi per gli abbonati..Il calcio è un’industria importante, ma non deve essere strumento per critiche banali o polemiche politiche. Se ne sentono di tutti i tipi, qualche leader cavalca la cosa solo per attaccare il Governo, ma senza un interesse reali, con qualunquismi che non servono al dibattito né a risolvere i problemi. Sicuramente ci sono stati dei fraintendimenti, ma non si può criticare l’atteggiamento del Governo. Criticare e parlare dopo è facile, ma credo nessuno oggi farebbe a cambio con loro. Le scelte sono difficili, e la mancanza di conoscenza sul virus, obbliga il Governo a muoversi a vista. In più abbiamo pure avuto la sfortuna di essere stati i primi in Europa, senza poter utilizzare altri esempi come parametro. Non si è mai sbilanciato, ma probabilmente perché non poteva farlo: non ho un giudizio negativo né sul Ministro né sulla Federazione».