Dg Cittadella: «Mi sto giocando il futuro di questa società e gli errori arbitrali pesano molto»

Il direttore generale del Cittadella, Stefano Marchetti ha parlato ai microfoni di trivenetogoal.it rilasciando le seguenti parole in merito alla gara contro il Genoa:

«Il Cittadella c’era, ha fatto quello che doveva fare contro una squadra forte come il Genoa. Quando però ti mettono nelle condizioni di non poter nemmeno alzare la testa diventa difficile. L’espulsione ha cambiato la partita. Faccio da vent’anni il direttore sportivo a Cittadella e appena apri bocca ti buttano fuori. Quando vedo il Cittadella bastonato non sto zitto. C’è una tranquillità infinita qui a Cittadella e gli arbitri sono sereni. Mi sto giocando il futuro di questa società e ora gli errori hanno dei pesi molto importanti. Non posso stare calmo quando so benissimo che giocando in dieci contro il Genoa serviva un miracolo, le cose le capisco prima che succedano. Mi dispiace per questo ambiente che meriterebbe più attenzione. Abbiamo una storia, una serietà e un modo di lavorare che ci ha contraddistinti in tutta Italia. Il Cittadella fa quello che può fare. Devi sapere se il fallo è da ammonire o no, perché giocare prima in undici e poi in dieci cambia tutto. Cosa posso fare ora? Devo stare zitto e subire, perché se parlo sono anche bastonato. Bisogna solo lavorare e giocarsi queste partite sapendo che sono importanti cercando l’episodio giusto. Dobbiamo salvarci, dobbiamo affrontare con coraggio la situazione. Se quella speranza che ho viene tranciata da cose che non sono più in nostro potere, da difficile diventa impossibile. Io credo nel calcio pulito e penso che sia pulito, dico però che a volte nelle partite si fanno degli errori, ma gli sbagli non devono influire su una partita, che gestita in un altro modo finiva 11 contro 11. Non bisogna essere leggeri e ammonire in maniera molto rapida. Ogni fallo va pesato perché ogni episodio fa la differenza. Non credo che il Genoa abbia bisogno di giocare in dieci per vincere, ma oggi non si può non dire che l’espulsione non è stata determinante».