Una pratica “sistemica” di aggressioni sessuali e altri abusi a danno di diverse giocatrici – comprese alcune della Nazionale – avvelena il calcio femminile in Usa. E’ quanto denuncia un’indagine indipendente, guidata dall’ex procuratore generale degli Stati Uniti, Sally Yates, e dallo studio legale King & Spalding. In essa si parla di “commenti a sfondo sessuale, avances, contatti indesiderati e rapporti sessuali forzati” all’interno della North American League (NWSL) e anche in strutture dedicate a giovani giocatrici.
Comportamenti “diventati sistemici, comprendendo più squadre, allenatori e vittime”, ha scritto Yates nel rapporto, osservando che “questi abusi all’interno della NWSL sono in realtà radicati in una cultura calcistica femminile più profonda”. La prima reazione della Lega nordamericana è stata l’impegno a realizzare riforme “sistematiche”. Definendo i risultati dell’indagine “strazianti e profondamente inquietanti”, la presidente della Federazione (USSF), Cindy Parlow Cone, ha assicurato che il suo organismo è “pienamente impegnato a fare tutto ciò che è in suo potere per garantire che tutti i giocatori – a tutti i livelli – abbiano un luogo rispettoso per imparare, crescere e competere”.
L’indagine è stata avviata un anno fa da Parlow Cone sulla scia delle accuse di violenza sessuale di due giocatori contro l’allenatore inglese Paul Riley, poi licenziato dal North Carolina Courage. Anche un altro allenatore, Richie Burke, che dirigeva il Washington Spirit, è stato licenziato dopo un’indagine per abusi verbali e molestie morali. Il rapporto, di 172 pagine, include interviste con oltre 200 giocatrici della NWSL e dettagli sugli abusi da parte di allenatori, manipolazioni, bullismo e ritorsioni