De Laurentiis in Senato: “Le squadre che rappresentano città con ventimila abitanti falsano il campionato”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su Aurelio De Laurentiis e le parole al Senato.
Gli stadi, i contratti dei calciatori, i campionati, i diritti televisivi. E una richiesta: «Sono qui perché dovete salvare il calcio. Altrimenti tra 20 anni morirà». Aurelio De Laurentiis, oratore in Senato, ha aperto così l’incontro andato in scena ieri nell’Aula Convegni di Palazzo Madama, al cospetto dei membri del Napoli Club Parlamento. Tifosi (sfegatati) ma anche esponenti delle istituzioni. Il presidente del Napoli, reduce dalla lunghissima conferenza di mercoledì a Castel Volturno, è arrivato intorno alle 16 e per un paio d’ore ha affrontato una notevole varietà di tematiche legate al calcio, facendo anche da anfitrione agli interventi dell’ad Chiavelli e dell’avvocato Grassani.
Con loro anche gli avvocati Testa e Menichini, e il responsabile della comunicazione del club azzurro, Lombardo. Adl, tra l’altro, ha anche letto un elenco di dieci proposte, i suoi capisaldi per migliorare il sistema calcistico, con tanto di riferimenti legislativi: «Intanto servono l’azzeramento totale della legge Melandri e il varo di una normativa sugli stadi: sono le priorità assolute. I sindaci dei comuni devono prendere atto del fatto che gli impianti sportivi dovrebbero diventare beni a disponibilità gratuita di chi vuole investire 10 milioni di euro».
IL CAMPIONATO. E ancora. Sull’eventuale riforma dei campionati: «Non è riducendo la Serie A a 18 squadre che si risolvono i problemi. C’è un campionato della parte sinistra della classifica e uno della parte destra. Le squadre che rappresentano città con ventimila abitanti falsano il campionato. E poi resta sempre la questione degli extracomunitari. Bisogna resettare la Lega». A un certo punto passa per un saluto anche Claudio Lotito, presidente della Lazio e senatore, e De Laurentiis lo invita al tavolo. Sono amici. Però non esattamente d’accordo sulla questione dei diritti televisivi: «La comunicazione cambia di continuo e l’estensione dell’assegnazione da tre a cinque anni non è stata una cosa positiva», spiega Adl. «Qui le cose cambiano ogni dodici mesi e va fronteggiata anche la pirateria. Tra l’altro, pure i contratti all’estero sono bassi. Bisognerebbe cedere i diritti a un unico concorrente al prezzo più alto». Capitolo Superlega: «È stato lo strumento per far dire all’Europa che non esiste il monopolio».
I PROCURATORI. Il presidente del Napoli non parla di tecnica e tattica, di pallone puro, magari della partita con il Milan. Ma Zielinski strappa e sbuca tra le linee come in campo, diventando un tema: De Laurentiis parla delle divergenze di vedute sulle commissioni con il suo manager Bolek – tanto che Zielo è finito a zero all’Inter – e poi approfondisce l’argomento delle procure. «Le società devono poter essere i procuratori dei propri calciatori: se ingaggio un ragazzo di 17 o 18 anni, non posso fargli soltanto cinque anni di contratto, ma devo essere libero di metterlo sotto contratto per sette-otto anni. E se poi alla fine del periodo contrattuale vuole andare via, allora può andare. Devo decidere io, non i procuratori».