L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul bivio della famiglia De Laurentiis.
A un punto dalla vetta, il Napoli. Promosso in Serie B con largo anticipo, il Bari. Per la “scuderia” De Laurentiis è roba da primato europeo. E questa primavera sarà il palcoscenico della volata finale per lo scudetto per un verso, e dei sogni e dei progetti per l’altro, sogni che attraversano una città da troppo lontana dal grande calcio. E che già si immagina di tornare nella Serie A, lasciata dopo i fasti della squadra targata Ventura-Bonucci, capace di arrivare fino al decimo posto nel 2009-2010. Tuttavia in questa scena c’è un’ombra, un fantasma: la multiproprietà. Uno scoglio che si mette in mezzo alla fantasia. E sì perché il 30 giugno 2024 arriverà il momento in cui uno dei due club, in virtù della loro appartenenza al campo professionistico, dovrà essere stato ceduto.
Basta deroghe. Così dice la norma approvata all’unanimità dal consiglio federale lo scorso 30 settembre, proprio per evitare di ripetere lo stillicidio della vicenda Lotito-Salernitana con tutto il faticoso percorso di trustee e volata finale per la vendita e la cessione quasi sul gong a Danilo Iervolino. Ma non è solo un problema di Codice perché è chiaro che anche il più oltranzista dei tifosi della multiproprietà non può teorizzare l’idea di due squadre dello stesso proprietario in Serie A, il limite che vigeva (attraverso una deroga ratificata nel 2013) prima delle decisioni del consiglio federale e dell’ulteriore stretta. Napoli e Bari abitano ormai più vicino e già nella prossima Coppa Italia c’è il rischio di un incrocio.
Ricorso Adl. Tuttavia De Laurentiis ha organizzato una prima controffensiva sul piano giuridico. La delibera del consiglio federale è stata impugnata contestandone la costituzionalità e la legittimità, soprattutto sul punto degli effetti retroattivi. In pratica il ragionamento è più o meno questo: nel 2018, quando fu acquistata la società superando la concorrenza di altre 10 proposte, in un contesto in cui vigeva la famosa deroga, con il divieto fermo all’impossibilità di possedere due club professionistici, le regole erano diverse e non è giusto cambiarle in corsa. Dove “in corsa” non si riferisce certo a tutta la storia delle multiproprietà che si trascina da un abbondante decennio. Ma alla disposizione transitoria sulle situazioni in essere, cioè Napoli-Bari e Verona-Mantova, accoppiate obbligate a sciogliersi anche senza militanza nella stessa serie. Fatto sta che il 27 aprile il Tribunale federale discuterà il ricorso preparato dall’avvocato Mattia Grassani e firmato da Aurelio e Luigi De Laurentiis in proprio, Napoli, Bari e Filmauro. Ma il percorso giuridico potrebbe essere lungo e non esaurirsi nell’ambito sportivo: dopo i tre gradi di giudizio interni al sistema, ci sono il Tar, il Consiglio di Stato e in ultima istanza persino la Corte di Giustizia Europea di Lussemburgo.
Imprese e sogni. Insomma, il tema è quello di poter gestire una trattativa per la cessione di un club, operazione impegnativa come si è visto con Lotito e la Salernitana, senza il cappio del dover vendere per forza. Per questo, l’eventuale piano B potrebbe essere quello di avere più tempo, magari fino al 2026. Di fatto, però, in questo caso non è tanto o non è solo un problema di norma. La fretta te la mettono i sogni. Perché già nella prossima stagione la sola ipotesi di una promozione del Bari porterebbe a un’accelerazione di tutta la vicenda e a quel punto si ritornerebbe, almeno potenzialmente, al precedente Lotito-Salernitana. Il rischio in pratica è che le ragioni imprenditoriali, quella di dover vendere in tempi brevi un bene comunque alimentato e valorizzato dopo il lungo periodo di incertezza seguito ai fallimenti del 2014 e del 2018, si scontrino con le aspirazioni della tifoseria e della città, a cui non può essere vietato di sognare in grande. E da subito. La storia ha dunque una sua specificità che non propone solo una sfida fra le pieghe delle leggi, sportive e non, quanto una questione di fondo che impedisce di considerare le imprese del calcio come tutte le altre. D’altronde il tandem Napoli-Bari è l’unica multiproprietà attualmente in essere con quella Verona (A)-Mantova (C) che fa capo a Maurizio Setti, dove comunque c’è una distanza di sicurezza fra i due club. Anche in quel caso, comunque, non sarà possibile sfuggire il divieto. Per ora Setti non si è mosso dal punto di vista dei ricorsi, chiaro però il suo interesse a quanto succederà sulla strada aperta da De Laurentiis.