D’Aversa: «In B c’è poca pazienza per scovare i giovani talenti. Frosinone? In pochi lo avrebbero immaginato in testa»
Intervistato da “Bordocampo Serie B” l’ex tecnico di Sampdoria e Parma, Roberto D’Aversa, ha parlato in merito al campionato cadetto rilasciando le seguenti parole
«Serie B camuffata? Anche io mi ero espresso in questi termini ad inizio del campionato. A mio giudizio, quest’anno è più difficile vincere il campionato di Serie B, che salvarsi in Serie A. In questo momento il Frosinone guida meritatamente, probabilmente contro ogni aspettativa perché non penso che inizialmente la favorita fosse il Frosinone. Per essere primi in classifica, vuol dire che mister Grosso, il direttore Angelozzi e tutta la Società stanno facendo un ottimo lavoro. Serie B un reale bacino per eventuali nuovi talenti in nazionale? Credo che, spesso e volentieri, le squadre abbiano il difetto di andare a cercare i giovani calciatori al di fuori dell’Italia. Questo purtroppo, accade anche per una questione burocratica. Si sa benissimo che, lì dove si va a prendere un giocatore all’estero, non si richiedono determinate garanzie bancarie, in Italia invece sì. Penso che bisogna avere più volontà di girare i campi di calcio in Italia, anche nelle categorie inferiori. Io, in questo momento che sono senza squadra, vado spesso a vedere il Pescara, essendo pescarese e abitando lì. Anche in Lega pro, ci sono giocatori di qualità, che poi in futuro potrebbero in futuro giocare in A e magari anche in nazionale. L’esempio lampante che mi viene in mente è quello di Cheddira del Bari, Sabiri (che lo scorso anno giocava e non giocava ad Ascoli) e adesso sono entrambi a fare il Mondiale. Quindi, penso che ci voglia coraggio con i giovani. Penso che il Direttore Angelozzi e Corvino sono molto bravi sotto questo aspetto».
«Alleno ormai da 7-8 anni e, da quando ho iniziato a farlo, non mi è mai capitato di lavorare nella stessa maniera. Credo che l’evoluzione venga da sé. Ogni allenatore ha il compito di analizzare la rosa che ha a disposizione. Quindi, in base a quello, deve cercare di interpretare il calcio nella giusta maniera per i calciatori che si hanno. E’ chiaro che si va sempre più verso la spettacolarizzazione del calcio, e quindi si tende sempre a cambiare maggiormente le regole. Quindi, anche noi allenatori siamo costretti a cambiare ed evolverci: sia a livello di allenamenti che d’intensità e partecipazione. Prima si vedevano magari tante squadre rinunciatarie durante le partite. Oggi, anche le squadre che si devono salvare, sia in A che in B, attuano un gioco diverso, fatto di aggressività e di marcatura uomo su uomo in fase difensiva. Nel passato si vedeva meno praticare questo tipo di calcio: lo facevano solamente l’Atalanta o il Torino di Juric. Adesso più si va avanti e più si inizia a vedere questo nuovo modo di interpretare il calcio che segue l’evolversi di questo sport, come è giusto che sia. Recuperi extra large? Sicuramente sì. Durante le partite ci sono state alcune situazioni, tipo l’infortunio al naso del portiere dell’Iran contro l’Inghilterra, in cui era giusto che si assegnassero tutti quei minuti di recupero. Credo che si vada man mano verso la direzione dell’introdurre il tempo effettivo perché, su 90 minuti, non se ne può più di vedere partite che magari durano veramente pochissimo, e dove alcuni giocatori (e mi ci metto dentro anche io), al minimo contatto in base al risultato stanno più o meno a terra per molto tempo. Anche noi allenatori forse, dovremo dare input diversi. O basterebbe magari far rimanere il giocatore infortunato fuori per un tot di secondi. Cosi si eviterebbero inutili perdite di tempo. Credo però, che in un immediato futuro si vada verso il tempo effettivo, come accade nella maggior parte degli sport».