Le intercettazioni che escono dall’inchiesta della Procura di Trapani sui dati Covid truccati in Skicilia sembrano un pozzo senza fondo e gettano una luce sinstra sula gestione dell’emergenza sanitaria in Sicilia. «Ora mi chiamò Ruggero, dice, domani mattina rivediamo tutti i parametri – dice in una intercettazione la dirigente Maria Letizia Di Liberti con un dipendente dell’Asp – da una settimana all’altra e vediamo effettivamente qual è il parametro che ci ha fatto scattare l’arancione, per capire magari come procedere. Perché il problema fondamentale è se diventiamo completamente zona rossa. E quindi, niente ora mi sono sentita con lui, poi gli ho detto che secondo me e tutti i ragazzi che domani tornano da Milano. C’è un sacco, domani scapperanno».
La gip di Trapani nella ordinanza per gli arresti sui falsi dati sul Covid scrive: «Quanto al fine ultimo perseguito attraverso la deliberata e continuata alterazione dei dati pandemici, la natura e le conseguenze delle condotte delittuose poste in essere nonché la qualità dei soggetti coinvolti ed il loro concertato agire inducono a ritenere che gli indagati non abbiano perseguito finalità eminentemente personali, ma abbiano operato nell’ambito di un disegno più generale e di natura politica».
«Si è cercato di dare un’immagine della tenuta e dell’efficienza del servizio sanitario regionale e della classe politica che amministra migliore di quella reale e di evitare il passaggio dell’intera Regione o di alcune sue aree in zona arancione o rossa, con tutto quel che ne discende anche in termini di perdita di consenso elettorale per chi amministra», dice.
«I valori indicati – scrive ancora la Gip – sembrano totalmente disancorati dalla realtà e lascia sgomenti il modo di fare degli indagati, del tutto dimentichi delle tragedie personali, familiari e collettive che stanno ovviamente dietro quei numeri che avrebbero dovuto essere correttamente accertati e comunicati».
«Il più delle volte – afferma ancora la Gip – le cifre trasmesse, anche quelle relative ai decessi giornalieri, sono arbitrarie, per abbassare valori ritenuti troppo alti o nel tentativo di recuperare dati precedentemente omessi». Il gip parla di «assoluto caos e della totale inattendibilità dei dati trasmessi, che sembrano estratti a sorte».
«Qualche che sia il disegno perseguito, è certo che le falsità commesse – conclude – non hanno consentito a chi di competenza di apprezzare la reale diffusione della pandemia in Sicilia e di adottare le opportune determinazioni e non hanno permesso ai cittadini di conoscere la reale esposizione al rischio pandemico e di comportarsi di conseguenza».