Dall’inizio super al fine anno horror. Palermo, la difesa ora deve svoltare
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla difesa del Palermo.
I 49 gol subiti nella scorsa stagione dovevano essere il punto da cui non ripartire per un campionato di vertice, ma al termine del girone d’andata i cambiamenti in casa Palermo non sembrano così significativi: le reti incassate sono 23, una in più rispetto al giro di boa del 2022/23, e la sensazione è che quei meccanismi su cui Corini è maggiormente intervenuto in estate per cancellare gli errori precedenti siano ancora a un punto morto.
La prima mossa della società per cancellare quel tanto doloroso 49, con 10 gol nelle ultime sei partite costati ai rosa l’accesso ai play-off, è arrivata con il tentativo di rivoluzionare l’organico: tanti saluti alle riserve della scorsa annata (Bettella, Lancini, Orihuela, Masciangelo), i vecchi titolari (Marconi, Nedelcearu) «declassati» a panchinari e una campagna acquisti condotta con il chiaro obiettivo di blindarsi, attraverso l’arrivo di due profili di esperienza come Lucioni e Ceccaroni. Il tecnico ha lavorato tutta l’estate sulla loro intesa e l’avvio di campionato ha illuso i tifosi che ogni crepa fosse stata ricucita, ma sono bastati un momento di appannamento prima e l’infortunio del numero 32 dopo per affievolire l’entusiasmo.
Il girone di andata del Palermo può essere diviso, sul piano difensivo, in tre fasi: la prima, lunga otto match (dal Bari al Modena), racconta di un reparto pressoché imperforabile, con appena quattro reti incassate (media di 0,5 a partita), ma soprattutto di gare trascorse da Pigliacelli nel riposo più assoluto grazie alla grande attenzione di chi doveva proteggere la sua area; in quel frangente non solo i centrali, ma anche i terzini (Mateju a destra, Lund o Aurelio a sinistra) garantivano letture attente, ripartenze ordinate e coesione con gli altri reparti. La seconda fase (dallo Spezia al Brescia), articolata in quattro partite, è quella in cui il rendimento del quartetto titolare accusa una prima flessione, con inevitabili ripercussioni sui risultati: i rosa incassano cinque gol (1,25 di media), trovano quasi per caso vittoria e rete inviolata contro le «rondinelle» ma perdono Ceccaroni per una lesione alla gamba.
Qui inizia la terza fase (dal Cittadella alla Cremonese), la peggiore su tutti i fronti: le reti prese dal Palermo sono addirittura 14 in sette partite (2 di media), nessuna delle quali chiusa senza subire ma soprattutto con una sensazione di costante fragilità e una difficoltà maggiore nella gestione del risultato in due fasi di gioco, ovvero l’avvio di ripresa e i minuti finali. Nell’ultima gara dell’anno, l’ex Venezia è rientrato dopo un mese e mezzo di stop, ma il ritmo partita è apparso carente e l’assenza di Lucioni al suo fianco si è fatta sentire: adesso ci saranno nove giorni perché i due possano ritrovare la forma migliore, per quanto la presenza del numero 5 a Cittadella sia in dubbio fino all’ultimo. La rincorsa alla Serie A passa soprattutto dal loro rendimento, come anche dall’intesa con i terzini che, a meno di scossoni sul mercato, vedono Graves a destra e Lund a sinistra come titolari: raggiungere i livelli delle prime otto gare non sarà semplice, ma con due centrali con tanta esperienza e due centrocampisti come Segre e Coulibaly così attenti nel proteggere la retroguardia il Palermo è legittimato a sperare.
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