Sono ormai diversi anni che il Palermo conduce le sue stagioni calcistiche seguendo un criterio che sembra quasi già prestabilito, tanto da fare pensare ad un film già visto e rivisto da tutti i tifosi rosanero: c’è un reparto avanzato buono ma non eccellente, ci sono tanti calciatori volenterosi ma non stellari e poi c’è lui: la stella più brillante, il fantasista, il giovane calciatore arrivato in Sicilia poco più che adolescente ma carico di responsabilità per la stima che il presidente Zamparini e l’intera piazza ripone in lui. Lui che ha il compito di illuminare il gioco, di favorire i movimenti dei compagni, di dimostrarsi, insomma, una spanna più in alto rispetto agli altri: è toccato a Cavani, a Pastore, ad Hernandez, a Dybala. Possiamo già notare delle analogie tra le varie figure: si tratta di attaccanti giovani, quasi sempre sudamericani, che arrivano al Palermo con i presupposti sopracitati e con l’idea che, un giorno, saranno venduti almeno al doppio del prezzo con il quale sono stati acquistati, se non di più. Questo Zamparini non ha mai mancato di dichiararlo, facendo così abituare il pubblico all’idea di non affezionarsi troppo al giocatore, o almeno di non provarci, perché non appena esploderà e l’ennesimo esperimento della società di Viale del Fante sarà andato a buon fine, andrà a giocare in piazze più competitive di quella rosanero. Ancora una volta la storia si è ripetuta e questa volta il protagonista è stato Franco Vazquez, conscio sin dall’inizio che la stagione 2015/16 sarebbe stata la sua ultima in Sicilia.
Alla corte di Zamparini, Vazquez ci è arrivato a gennaio 2012, presentandosi con la fama un po’ scomoda di “nuovo Pastore”: poche partite giocate, qualche lampo di classe ma forse una manovra troppo lenta, che ha convinto la società a mandarlo in prestito al Rayo Vallecano per la stagione 2012/13, quella che si concluderà con la retrocessione del Palermo e che, a posteriori, sarebbe probabilmente potuta andare in modo diverso se il “Mudo” fosse rimasto in rosa. Vazquez torna invece soltanto in serie B, finendo immediatamente ai margini della squadra allenata in quel periodo da Gattuso: il reintegro dell’argentino avviene soltanto a gennaio grazie al nuovo tecnico Iachini. Sono molti i supporters palermitani che, iniziando partita dopo partita a leggere il suo nome nella formazione titolare, si erano convinti che si trattasse di un nuovo acquisto e non di un ritorno, silenziosa com’era stata la sua prima parentesi in Sicilia. Già, una carriera giocata in silenzio da Vazquez, che non a caso viene chiamato “Mudo”: mai una parola di troppo, mai un comportamento fuori dal limite, ma anche con il suo carattere timido la personalità da fuoriclasse è riuscita ugualmente a venir fuori, facendo innamorare tutto il pubblico. Dal gol del 3-0 contro la Juve Stabia, per il fantasista si è registrato un continuo crescendo, prima ancora in cadetteria (suo il gol contro il Novara che sancì la matematica promozione del Palermo in serie A) e poi in massima serie, accompagnato dal “fratello del gol” Dybala, con il quale per due anni ha formato una delle coppie d’attacco più belle in Italia.
L’ultima stagione del Palermo, Vazquez l’ha giocata in sospensione tra due certezze: quella che sarebbe andato via in estate e quella di essere, comunque, il migliore giocatore dell’organico rosanero e di dovere essere, comunque, l’artefice della salvezza della squadra anche senza giocatori come Dybala. La troppa responsabilità sulle sue spalle si è rivelata però un’arma a doppio taglio: Vazquez era spesso sommerso dalla pressione che tutti riponevano in lui, dalle (troppe) aspettative che solo grazie a lui una squadra priva di qualità potesse riuscire a risollevarsi. Eppure i risultati si sono visti: ad un certo punto della stagione il Palermo è sembrato rinascere come fenice dalle ceneri, ha cominciato ad ottenere risultati e non si è fermato più. Merito della coesione dell’organico, del ritorno di Ballardini, della classe di elementi come Sorrentino, Maresca e Gilardino. E merito anche di Vazquez, grazie al quale i rosa sono spesso riusciti ad ottenere punti pesantissimi per la salvezza. L’ultimo gol contro il Verona è stato accolto da un urlo liberatorio che fa a pugni con il suo soprannome, un urlo condiviso con tutta la squadra e con tutti i tifosi.
Si è conclusa così l’avventura di Franco Vazquez con la maglia del Palermo: nonostante sia partito con i compagni alla volta di Bad Kleinkirchheim, l’intera squadra sapeva già che era questione di giorni, tempo di risolvere le procedure per l’acquisto da parte di qualche squadra, prima che il “Mudo” lasciasse il ritiro rosanero. E questo è accaduto poche ore fa, con la partenza dell’ormai ex numero 20 alla volta di Siviglia: dopo le visite mediche di rito, Vazquez potrà essere a tutti gli effetti considerato un nuovo calciatore della squadra spagnola. L’ultimo grande leader rimasto nello spogliatoio se ne è andato: lo ha fatto in silenzio, come sempre, ma non può che essere evidente, agli occhi di tutti, la gratitudine di tutti i tifosi del Palermo nei suoi confronti e quella sua nei confronti di una maglia che lo ha visto crescere, vincere, maturare come calciatore e come uomo. I rumors sul “Mudo” sembrano essere finalmente finiti: adesso Vazquez è libero di ricominciare da zero, per provare a conquistarsi lo spazio necessario anche nella sua nuova squadra e, magari, per tornare ancora una volta in Italia, ma con la maglia azzurra della Nazionale che lui stesso ha scelto.