L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Tribunale di Catania che blocca il bluff di Mancini.
La fine del Catania è ormai vicina. È questa la sintesi dell’ennesima giornata ad alta tensione nel corso della quale il tribunale etneo ha letteralmente messo alla porta Benedetto Mancini e la Lega Pro ha risposto picche al disperato tentativo dei curatori fallimentari che chiedevano un intervento economico agli organi del calcio. La stessa disputa della gara di domani con il Latina appare oggi una chimera e il sipario sembra calare sulla società etnea.
In un mese si è trasformato da salvatore a carnefice del Catania. Benedetto Mancini allunga il suo curriculum di flop nel mondo del calcio, facendosi mettere alla porta dal tribunale di Catania. Decaduto dalla trattativa, ha deciso la sezione fallimentare, per inadempienza rispetto alla stipula del rogito per il trasferimento del ramo calcistico d’azienda. Non è bastato il viaggio tardivamente effettuato martedì per consegnare al notaio Grasso un assegno circolare di 200 mila euro: solo un anticipo dei 375 mila euro previsti come saldo prezzo. Da quel giorno a Catania Mancini non è più tornato, né mai sono stati accreditati sul conto della procedura i famigerati bonifici. E sulla valutazione del tribunale ha pesato la sua assenza di giorno 4 davanti al notaio, nonostante la convocazione inviatagli dai curatori l’1 aprile.
Un’operazione gestita in modo scriteriato, che ha fatto saltare la pazienza ai giudici di piazza Verga, ma anche ad alcuni consulenti catanesi che avevano assistito Mancini nelle varie fasi dell’affare. «Non possiamo non rilevare – dicono in una nota congiunta Giuseppe Spadaro e Mario Coppa – come il ripetersi di episodi poco qualificanti e il perdurare di incertezze su aspetti basilari dell’operazione, collidano col nostro modo di intendere l’attività professionale». Dopo la decisione del tribunale, i curatori fallimentari, con una mossa disperata, hanno cercato un salvagente chiedendo alla Figc e alla Lega Pro di intervenire economicamente per salvare il campionato del Catania. Una procedura irrituale che ha visto la risposta negativa da parte della Lega Pro a stretto giro di posta. Insomma, il Catania deve trovare i soldi al suo interno, ma se rinunciasse a due partite di fila il suo campionato potrebbe dirsi finito a Potenza.
Un finale amaro frutto del bluff di Banedetto Mancini che adesso si dice pronto a firmare il rogito lunedì evidentemente fuori tempo massimo e chiede alla curatela di usare i 200mila euro versati per assicurare il regolare svolgimento della gara col Latina. All’imprenditore romano non le ha mandate a dire un ex bandiera del Catania «Mi dispiace tanto per i tifosi, per la città, per la società e per i calciatori – dice l’argentino Nicolas Spolli – ma che Mancini fosse un ciarlatano era chiaro, stava prendendo in giro tutti».