Dario Mirri e Tony Di Piazza. Due facce della stessa medaglia che porta il nome di SSD Palermo, nato lo scorso 24 luglio. Il primo proprietario del 50% delle quote del club rosanero (di cui attualmente è anche presidente), il secondo socio di minoranza con il 40% (da ieri ex vicepresidente). Mirri silenzioso, per niente amante delle interviste, men che meno dei social. Di Piazza più impulsivo, “di pancia” e sicuramente molto attivo su Facebook. Una breve premessa utile a far capire perché magari sin dall’inizio della convivenza tra i due al timone del Palermo della rinascita ci siano stati dei dissapori, nati probabilmente dal non essere abituati a gestire realtà dove si danno deleghe. Dissapori puntualmente sanati e subito risolti. Quanto meno all’inizio.
Sì perché in realtà, con il passare dei mesi, pare che a Tony Di Piazza sia andato sempre più stretto il ruolo di socio di minoranza e che, soprattutto, non sia riuscito mai a metabolizzare i ruoli e le deleghe, stabiliti e chiariti all’interno del Palermo sin da luglio. Deleghe che, come confermato anche ieri al termine del CdA, sono state sempre interamente conferite all’amministratore delegato Rinaldo Sagramola.
Ecco perché stupisce venire a sapere di una telefonata di Tony Di Piazza al presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia chiedendo di rispettare il Palermo in virtù del milione versato per l’iscrizione; oppure ancora di due telefonate fatte dall’ex vicepresidente rosanero a Mario Alberto Santana, per sondare su eventuali dissapori all’interno dello spogliatoio o di problemi con mister Rosario Pergolizzi, quando sarebbe bastato informarsi direttamente con il direttore sportivo Renzo Castagnini o con l’ad Rinaldo Sagramola. Giusto per citare due nomi. E non solo, perché pare che Di Piazza abbia anche inviato al club oltre 60 messaggi di sollecito, chiedendo di licenziare Pergolizzi dopo il ko di Acireale e soprattutto dopo il pareggio di San Tommaso. Pareggio quest’ultimo, a cui ha fatto seguito uno dei tanti post dell’italo-americano su Facebook, attraverso il quale annunciava che la società stesse riflettendo sull’esonero dello stesso allenatore. Ipotesi in realtà mai valutata a campionato in corso.
Tanti piccoli tasselli di un puzzle che vanno a comporre quella che è stata la convivenza durata 10 mesi tra Di Piazza, Mirri e Sagramola, esplosa con le dimissioni arrivate perché – sostiene l’ex vicepresidente – tenuto all’oscuro sulle recenti decisioni in merito alla guida tecnica della prima squadra, che il prossimo anno non sarà affidata a Pergolizzi. Ma la vicenda dell’allenatore non è l’unica ad aver portato Di Piazza a dimettersi, perché – come si legge sul post pubblicato ieri sera su Facebook dall’italo-americano – “una serie di comportamenti hanno impedito che io potessi esercitare il mio ruolo in modo pieno e fattivo per fare della squadra del Palermo un brand internazionale, non certo inferiore alle maggiori squadre italiane”. In realtà, secondo quanto appreso dalla nostra redazione, lo scorso dicembre a Tony Di Piazza, non solo sarebbe stata offerta la formale delega a curare la gestione degli eventi benefici e lo sviluppo dell’immagine della Ssd Palermo negli Stati Uniti ed in Canada, ma anche l’assunzione della carica di presidente del settore giovanile alla quale l’imprenditore di San Giuseppe Jato non ha mai risposto.
Tra i tanti dissapori societari c’è poi la recente disputa su chi avrebbe portato in rosanero il giovane Felici: è stato segnalato da Paparesta ha detto Di Piazza, è stato consigliato da Liverani ha affermato Sagramola in diretta su Facebook con la nostra redazione e affermato in precedenza dallo stesso allenatore del Lecce.
Insomma, si è conclusa così l’avventura di Tony Di Piazza da vicepresidente del Palermo, che oggi resta un consigliere all’interno del CdA del club di viale del Fante oltre che, così come la famiglia Mirri, debitore nei confronti della società poiché ha già sottoscritto il capitale di 15 milioni di euro. Per quanto riguarda invece il budget per il prossimo anno in serie C, restano confermati i 6 milioni di euro, così come messo in conto sin dall’inizio della gestione Mirri-Di Piazza.