Dal flop di Pagani al tris vincente, che metamorfosi per il Palermo
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul trend del Palermo che dopo la delusione di Pagani si è rifatto con tre vittorie.
Stesso nome, stessi giocatori, ma non la stessa squadra. Il Palermo di Pagani non è il Palermo di Monopoli, nei fatti e nella sostanza. Una metamorfosi completa nel giro di due settimane, con in mezzo una bella iniezione di autostima data dalle goleade casalinghe contro Taranto e Picerno. Segnare nove gol in due partite, però, non basta per spiegare quanto sia cambiata la squadra di Baldini dalla deludente trasferta in terra campana.
Il pareggio con la Paganese sembrava essere un punto di non ritorno, la linea da non oltrepassare per non buttar via la stagione. Da quel malumore, invece, è nato un altro Palermo: più concentrato, più cinico e a tratti più convinto dei propri mezzi, cosa che probabilmente è mancata nelle precedenti occasioni. Non è un caso se questo è il primo tris di vittorie consecutive conquistate col tecnico toscano in panchina e non è un caso se questo è arrivato utilizzando praticamente gli stessi uomini, limitando allo stretto necessario le modifiche da attuare nell’undici titolare.
Alla base di questa metamorfosi c’è una scelta definitiva. Dalla rosa di 23 titolari si è passati alle gerarchie, chiare e nette, da non sindacare nemmeno se ci sono turni infrasettimanali a suggerire la tentazione del turnover. Dopo Pagani, si è cambiato registro, fino a ridurre sensibilmente il minutaggio di chi aveva reso ben al di sotto delle aspettative. Somma, Crivello, Doda, Odjer e Felici sono solo alcuni dei nomi finiti sul banco degli imputati nelle sfide pareggiate contro FidelisAndria, Potenza e Paganese. Da quel trittico di occasioni gettate al vento, hanno giocato cumulativamente per 19 minuti: uno Odjer col Picerno e 18 per Felici contro i lucani e il Taranto, entrambi a risultato ormai deciso. Gli altri, il campo, non l’hanno più visto. Poco importa che il calendario abbia costretto il Palermo a giocare tre partite in una settimana.
Marconi e Lancini hanno stretto i denti in difesa, Giron è diventato intoccabile a sinistra, a centrocampo Damiani e Dall’Oglio si sono alternati nel ruolo di spalle per De Rose e lì davanti è «rinato» Floriano, con Soleri primo subentrante per ogni occasione. Finiti gli esperimenti, il Palermo ha cambiato volto. In questo modo, oltretutto, Baldini ha dato un segnale. Non proprio di tolleranza zero, ma quantomeno un avvertimento per tutti: ogni errore, in questa fase del campionato, può essere decisivo. E questo ha dato ai giocatori la consapevolezza di dover affrontare qualunque avversario con maggiore concentrazione. Proprio da qui derivano le «scintille» da Marconi e De Rose, al termine di Palermo-Taranto, per un gol degli ospiti che poteva essere evitato, per quanto indolore e ininfluente ai fini del risultato.