L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” riporta le dichiarazioni di Giovanni Costantino, messinese, 35 anni, oggi assistente di Marco Rossi, CT dell’Ungheria: «Mia madre ha pianto per non so quanto tempo a causa della mia scelta. Una scelta folle, ma in poco tempo sono già arrivato ad altissimi livelli. Ho iniziato a Porvoo, a 50 chilometri da Helsinki. Era autunno. Ore di luce limitate e tecnica di base ai minimi termini, in quella formazione under 12 del Fc Futura. Solo un bimbo, in quel gruppo, riusciva a fare almeno 10 palleggi. Ho lavorato tanto e mi sono preso molte soddisfazioni. Mi contatta Marco Rossi per entrare nel suo staff alla Honved, squadra ungherese con cui abbiamo vinto il campionato prima di passare al Dac, in Slovacchia, centrando la qualificazione in Europa League». Adesso, spera nella qualificazione agli Europei dell’Ungheria: «Partivamo in quarta fascia, adesso ci manca una vittoria per andare ad Euro 2020. Con Marco, a Budapest, viviamo fianco a fianco. Io mi occupo soprattutto della parte tattica. In Italia o all’estero non ha importanza: la mia patria è il calcio». E se arrivasse una chiamata dallo stretto? «Da tempo lavoro con calciatori che giocano in Champions, ma allenare il Messina sarebbe un sogno. In quel caso non c’è categoria che tenga. Quando torno in città vado sempre in curva. Tifo Acr, ma spero chesi arrivi presto ad un progetto unico. Mi piace il gioco del Football Club. Bellissimo il gol di Coria con il Giugliano. Sembra davvero forte». Palermo e la Sicilia E il Palermo? Lotta, combatte, vuol risalire la china:«Difficile riprenderlo, ma credo che i giochi non siano ancora fatti. Ad ogni modo, vedere il calcio siciliano ridotto in questo stato fa male. Palermo e Messina in D, il Catania che ha i suoi problemi. Come anche il Trapani. Dobbiamo ripartire dai siciliani di valore, quelli che magari oggi lavorano fuori dai confini regionali. È un problema di mentalità: lì in Sicilia vige la logica dell’amico degli amici”. La meritocrazia è utopia, purtroppo. Messina mi manca molto, è casa mia». È un arrivederci in panchina? «Chissà,intanto è un arrivederci in Curva Sud».