L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sull’ultimo saluto a Mino Raiola.
Il momento del dolore. E del ricordo. Erano tanti, ieri pomeriggio, sotto la pioggia, i suoi ragazzi, all’ultimo saluto per Mino Raiola, il cui funerale è stato celebrato nella parrocchia di Saint-Charles, sull’omonima Avenue non lontana dal Casinò, in una Montecarlo che si sta vestendo a festa per il GP di fine mese: da Ibrahimovic a Donnarumma, da Verratti ad Haaland, da Justin Kluivert a Fabregas. E, ancora, il vicepresidente juventino Nedved. Tristi, con gli occhi bassi, vestiti sobriamente, dress code nero, vicini non solo idealmente ai familiari e ai collaboratori più stretti del procuratore scomparso il 30 aprile scorso a Milano, all’età di 54 anni, dopo una lunga malattia. Funerali in forma privata, era stato annunciato, e la volontà della famiglia è stata rispettata in pieno, grazie anche a un imponente servizio d’ordine che ha però sollevato la curiosità di residenti e tanti turisti in pausa pranzo. Raiola, del resto, nel tessuto economico del Principato aveva un peso importante, con il cuore delle sue attività fissato da tempo negli uffici di Boulevard d’Italie.
Affetto Non un procuratore tradizionale, per quanto speciale sia stata la sua esistenza, «ma semmai una sorta di secondo padre per i suoi assistiti», come ha voluto ricordarlo dall’altare padre Claudio, che ha officiato il rito funebre ponendo al centro della sua omelia il concetto di paternità. «Perché nella sua vita lui è stato un buon padre, non solo per i familiari stretti, ma anche per i suoi giocatori». Una cerimonia molto sentita, che ha avuto il momento toccante all’arrivo del feretro, quando sul sagrato tutta la famiglia di Raiola s’è abbracciata in cerchio per ricordare il loro Mino. Moltissime le corone di fiori – di club, amici e personaggi anche al di fuori del calcio -: il primo omaggio floreale è arrivato ai piedi dell’altare quando mancavano ancora due ore al funerale. Trentasei calle bianche e gialle, con un nastro biancorosso e due semplici parole in olandese che dicevano tutto: «Laatste groet», l’ultimo saluto. Firmato: «Afc Ajax». E poi le rose della famiglia Raiola, di un bianco tenue, quasi volesse essere un segnale di sobrietà, per un uomo che nella vita è sempre andato al massimo, per rendere meno doloroso il momento dell’addio. Blindato L’intera zona della chiesa è stata transennata durante la funzione, il traffico è stato bloccato e deviato sulle vie adiacenti. Il feretro di Raiola è arrivato scortato dagli agenti motociclisti della Gendarmeria del Principato. Alla fine, i giocatori hanno lasciato in fretta la chiesa: solo Donnarumma s’è intrattenuto qualche minuto fuori dalla chiesa e, alla fine, s’è prestato anche a qualche foto con alcuni tifosi.