Da Borgo Nuovo a Zemanlandia, Miranda story: “Noi figli di nessuno che sognavamo col 4-3-3”
Maurizio Miranda è uno dei “figli” adottivi del boemo e ha compiuto il primo giugno 57 anni.
“Zeman mi convinse a fare il provino – ricorda Miranda – i campi erano vicini a La Favorita, mi prese, giocai prima con gli allievi e dopo in Primavera, a 18 anni firmai il primo contratto da professionista al Palermo”.Parla così Miranda a Palermo Today. Il boemo nel 1974 era a capo del settore giovanile rosanero e fece la fortuna negli anni dei ragazzi dai piedi buoni che non avevano padrini: Maurizio Schillaci, Giacomo Modica, Pippo Romano, il messinese Ciccio La Rosa. Miranda nacque attaccante, un fisico imperioso. “Zeman invece mi volle difensore centrale, in primavera contro il Catania feci tre gol e in quegli anni per via di molti infortunati l’allenatore della prima squadra Mimmo Renna mi fece esordire in Coppa Italia, in campionato prima presenza contro la Sambenedettese”.
Nel 1983 mentre Zeman lasciava Palermo per Licata con gran parte di quei ragazzini “figli di nessuno” Miranda finì in prestito al Francavilla dove mister Leonardi lo vedeva punta. Fu la retrocessione in C2 ad Alcamo nel 1984-85 a segnare il destino del palermitano di Borgo Nuovo. Dopo i 90 minuti del pareggio in trasferta a Licata Zeman si avvicinò e gli disse: “Se verrai qui a giocare sarai capace di ripetere prestazioni del genere?”. Il presidente bianconero Giuseppe Lauria non si oppose alla cessione, tutt’altro. A Licata, Istituto superiore con specializzazione Zona
Così anche Miranda entra a far parte nel 1985 del Licata dei miracoli dove il 4-3-3 era una fede senza tentazioni più che uno schema, lui da centrale doveva portare palla, costruire l’azione fino a centrocampo e in linea con i compagni far scattare il fuorigioco: fu l’ossessione degli avversari, quello che l’Olanda aveva teorizzato e messo in pratica trovò tra Palermo e la provincia agrigentina l’apertura dell’Istituto superiore ad alta specializzazione Zona.
“Giocavamo così già nella Primavera del Palermo, con Zeman cambiavamo soltanto la maglietta da indossare, lui voleva che attaccassimo sempre la palla, a lui non interessava subire o segnare 10 gol, dovevamo tenere palla e affondare, correre sempre. Uno spettacolo quel Licata frutto degli insegnamenti tattici presi da altri sport come la pallamano praticata da Zeman agli esordi.“