Curva Milan e il maxi spaccio: in carcere Lucci. Nei guai uno dei volti storici della Sud, al vertice di un giro d’affari milionario
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sull’arresto del capo ultras del Milan, Lucci.
«Non lo beccheranno mai», diceva il complice Francesco Marasco. E invece Luca Lucci, capo ultrà del Milan e volto notissimo della Curva Sud, è stato arrestato ieri mattina per traffico di droga, su ordinanza del gip del Tribunale di Milano Fabrizio Filici. L’hanno beccato, Lucci, grazie alle indagini condotte dalla Squadra mobile della sezione Omicidi: «È un soggetto implicato nel traffico di sostanze stupefacenti gestito dalla criminalità organizzata – scrive il gip – essendo stato più volte segnalato quale affidabile intermediario, ovvero acquirente di grossi quantitativi riservati alla vendita al dettaglio». In estrema sintesi, Lucci coordinava l’acquisto, il trasporto e lo spaccio su vasta scala con un ruolo di «indiscussa leadership», pur non partecipando direttamente alle operazioni. Cocaina, hashish e marijuana dal Marocco e dal Sudamerica: un commercio milionario. Altri due uomini sono finiti in carcere (l’altro ultrà rossonero Giacomo Scicchitani e Yuri Trocino), quattro ai domiciliari (Rosario Calabria, lui pure frequentatore della Sud, Attilio Mormile, Sergio Poletti e Antonio Rosario Trimboli) e uno (Dario Dell’Orto) in sorveglianza speciale. In totale, 8 persone in custodia cautelare.
Il sistema Ma come faceva Lucci a portare avanti la sua attività illecita senza temere nulla, nonostante una fedina penale tutt’altro che immacolata? Dalla propria scrivania nel bergamasco, utilizzava la rete Encrochat, un sistema per criptare le conversazioni attraverso telefonini BQ Aquaris con utenze olandesi del gestore KPN. In chat, il capo della Sud milanista diventava “Belvaitalia”, o anche “il Toro”. E Marasco – arrestato nel marzo scorso in flagranza di reato con 4 kg di marijuana (gli unici effettivamente sequestrati finora) – rispondeva così a chi gli chiedeva come mai Lucci non avesse mai niente in mano: «Lui fa tutto con il telefono». Sempre secondo la ricostruzione del gip, Lucci intratteneva «relazioni con i narcotrafficanti esteri», in Brasile e in Marocco via Spagna, avvalendosi di «ingenti disponibilità finanziarie anche per assistere i complici arrestati». E poteva contare su «mezzi straordinari, essendo perfino stato organizzato un trasporto dal Brasile, via nave, di oltre tre quintali di cocaina».