Cuori rosanero, Barraco: «Ho vissuto un sogno. Segnai al debutto e toccai il cielo con un dito, il rimpianto è non aver giocato in A»

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta le dichiarazioni di Nino Barraco, ex calciatore del Palermo, che debuttò in B con i rosa, a quasi 32 anni, segnando perfino un gol al Brescia:

«Un momento che non dimenticherò mai. Sentivo lo stadio che mi acclamava, vidi i miei parenti in festa in tribuna, quel giorno toccai il cielo con un dito. Catania? I rapporti con i tifosi erano tesi, minacciarono me e la mia famiglia.

Pensavano che da solo potessi vincere il campionato, ma era impossibile. Massimino però mi apprezzava e cercò di tenermi. Poi il presidente morì in un incidente stradale e suo figlio a marzo mi concesse la rescissione. Stavo andando alla Juve Stabia quando mi chiamò Arcoleo e non ci pensai un solo momento. Anni prima c’era stato un contatto con Perinetti ma non era andato in porto».

«Palermo dei picciotti? Mi accolsero tutti bene, il mister mi conosceva, avevo già giocato con altri rosanero a Trapani. Con Ciro Ferrara e Biffi diventammo subito amici e ci sentiamo ancora. Ma venivo dalla C-2 e mai avrei pensato di giocare appena arrivato, addirittura al posto di Iachini.

Arcoleo mise Giacomo Tedesco in mezzo e mi fece giocare da mezzala. Mi andai quasi a scusare con Iachini che per me era un giocatore inarrivabile, con trecento partite di A sulle spalle. Ma lui mi disse: tranquillo, fai la tua partita. Il presidente Ferrara prima della gara si rivolse al presidente del Brescia Corioni e indicandomi gli disse: questo oggi vi farà male. Anche col mio apporto poi arrivammo settimi».

«Ho giocato in tutti i campionati, tranne in Serie A. E dovunque ho giocato l’ho fatto sempre con gioia, perché il calcio per me è anzitutto divertimento. E sono convinto che avrei fatto bene anche nella massima serie. Se uno sa giocare al calcio, lo sa fare in tutte le categorie. A Palermo ho vissuto gli anni più belli, ero felice anche quando non giocavo. Il pubblico del Barbera ti spinge letteralmente e indossare la maglia rosa dà un’emozione unica. Lo dico sempre ai ragazzi della mia scuola calcio: per un siciliano giocare nel Palermo è il massimo. Nonostante l’emozione per il salto in B, sono sempre stato sicuro dei miei mezzi. Fu una scommessa per me e per Arcoleo. E l’abbiamo vinta. Il secondo anno a Palermo non l’ho capito, giocavamo un calcio che non era adatto alle nostre caratteristiche.

«Boscaglia? Il suo calcio è prevedibile, basta poco per bloccarlo. A Palermo non c’è Mancosu. Spero che Filippi faccia meglio, ha una grande occasione».

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Redazione Ilovepalermocalcio