Cremonese, Giacchetta: «Obiettivo restare ad alti livelli. Riscatto Coda? Non abbiamo intenzione di esercitarlo»
Il direttore sportivo della Cremonese, Simone Giacchetta, ha riassunto una stagione di alti e bassi nel suo intervento in conferenza stampa. Nonostante non abbiano raggiunto l’obiettivo finale, la stagione è stata descritta come entusiasmante e impegnativa, in linea con l’impegno preso con la città di Cremona dopo una retrocessione dolorosa.
La dichiarazione di Giacchetta riflette una mistura di soddisfazione per il percorso fatto e delusione per non aver completato l’obiettivo. Il cambio di allenatore, descritto come una scelta decisiva, sembra aver rivitalizzato la squadra, permettendo di disputare un campionato da protagonisti, nonostante una partenza difficile e un calo nelle fasi cruciali della stagione. L’arrivo in finale dei playoff è stato comunque un risultato importante, indicativo di un cammino di rilievo che la squadra ha compiuto nel corso dell’anno.
Questa riflessione su ciò che è stato e su ciò che avrebbe potuto essere mostra una chiara consapevolezza delle sfide incontrate e degli sforzi compiuti. Giacchetta sembra puntare su un ulteriore sviluppo e miglioramento per la prossima stagione, mantenendo alto l’entusiasmo e la fiducia nei confronti della squadra e della strategia adottata.
«È terminata una stagione importante, nella quale abbiamo ambìto in maniera forte e concreta al nostro obiettivo grazie ad una cavalcata entusiasmante. Il risultato non è stato quello sperato, ma rimane un campionato da protagonisti come da impegno che abbiamo preso con la città di Cremona dopo la retrocessione dello scorso anno. Siamo contenti di esserci riusciti, spiace per il finale, perché credevamo in questa opportunità ma una partenza ad handicap ha condizionato il percorso fino ad ottobre, prima del cambio di allenatore: una scelta che è stata decisiva per fare un campionato da protagonisti. Abbiamo avuto un calo fisiologico in una fase cruciale della stagione e questo ci ha condizionato sia in termini di classifica sia in termini di incertezze, ma arrivare in finale playoff resta una tappa importante di un percorso da protagonisti»
Quali sono i prossimi step per quanto riguarda la squadra?
«Prima di tutto mantenere l’obiettivo di restare ad alti livelli. La Cremonese vuole essere una delle protagoniste del campionato e prende questo obiettivo con grande entusiasmo. Negli ultimi anni si sta dando forza a questo tipo di impegno e in un campionato come la Serie B non è semplice: abbiamo visto che ci sono squadre e club più navigati e strutturati che hanno fatto fatica nel corso degli anni a vincere. Il Parma ha vinto con un percorso netto e con merito, ma nonostante questo ha impiegato diverso tempo per risalire in A. Da quando la Cremonese è tornata in Serie B solo Verona, Cagliari e Genoa hanno avuto la forza di vincere subito il campionato dopo una retrocessione: parliamo di casi eccezionali. Detto questo, la Cremonese dovrà essere protagonista perché ha una ottima base di calciatori, un ottimo allenatore e voglia di dimostrarlo attraverso l’umiltà e le proprie capacità».
Ci sono chance di poter rivedere a Cremona Antov? E Coda?
«Antov era in prestito secco e rientrerà al Monza, su Coda c’è un diritto di riscatto abbastanza alto e in questo momento non abbiamo intenzione di esercitarlo. Rientrerà al Genoa, poi inizierà il mercato. Ci sono tante società che devono scegliere l’allenatore, quando tutto sarà più chiaro si potranno creare rapporti con calciatori che abbiamo identificato. In ogni caso, siamo riconoscenti a Coda ed Antov per quanto fatto in questa stagione: Massimo è un signor giocatore, Antov è stato un trascinatore e un esempio su come ci si dovrebbe giocare le proprie carte, in campo e in allenamento. Pur non essendo un ragazzo legato da anni alla Cremonese, ci ha sempre messo il cuore ed è stato tra i più positivi in termini di atteggiamento».
Quale sarà il futuro di Ciofani?
«Daniel gioca a Cremona da tanti anni, è un riferimento oltre che un calciatore che ha fatto la storia recente grigiorossa. Con lui abbiamo condiviso tante soddisfazioni e amarezze. Fino a quest’inverno il suo percorso da calciatore sembrava destinato a finire e ha intrapreso il corso da direttore sportivo, non ci siamo parlati dopo i playoff e non ho avuto altre indicazioni in merito. In ogni caso, per quello che è lo status della persona, se il calciatore ha raggiunto un certo tipo di percorso il ragazzo Daniel è diventato uomo ed è pronto a fare qualsiasi cosa».
La Cremonese lavorerà sui giovani talentuosi o punterà sui giocatori di esperienza come la scorsa estate?
«Penso che servano giocatori bravi. Chiaramente se sono giovani è meglio, ma devono essere capaci e da questo punto di vista non basta la carta d’identità. Abbiamo vinto un campionato di Serie B con tanti giovani non forti, ma fortissimi, che a distanza di due anni sono nel giro della Nazionale. Avere così tanti giocatori di alto livello per più stagioni è difficile nella storia di un club: c’erano Carnesecchi, Okoli, Gaetano, Fagioli, Valeri, un under come Zanimacchia… Quella è stata una grande opportunità per la Cremonese. In più in Serie A giocano sempre più giovani e quindi lo spazio per loro in Serie B è ridotto, a differenza di qualche anno fa. Con la Serie A è rimasta una composizione di rosa che abbiamo cercato di mantenere durante il mercato dello scorso anno, anagraficamente piuttosto matura. L’idea è quella di rinfrescarla ed essere competitivi, a prescindere dall’età. Tutti vorremmo giocatori bravi e pronti di proprietà, il settore giovanile serve a questo, ma al momento la Cremonese non ha prodotto calciatori che possono essere protagonisti in Serie B al livello della Cremonese. Cercheremo di prendere giovani in prestito, se possibile con diritto di riscatto, e di svecchiare la rosa per fare una squadra competitiva».
In quale reparto deve essere migliorata la squadra? Avere tanti giocatori a disposizione rende il suo lavoro più complicato o semplice?
«Non è mai semplice, perché significa dover fare tante trattative. Siamo in un periodo dell’anno nel quale le cose da fare sono tante e questo porta ad un pensiero costante su come risolvere certe situazioni. La squadra verrà sicuramente puntellata in ogni reparto: avendo perso Tuia, Antov e Marrone in difesa avremo bisogno di qualche elemento, così come a centrocampo. Davanti come attaccanti abbiamo solo Tsadjout e quindi è evidente come i rinforzi debbano essere fatti in questi reparti. Se poi vogliamo pensare allo stile di gioco del mister è importante avere degli esterni con grandi capacità nell’1 contro 1 e incisività. La ricerca sui quinti è importante e va fatta per gratificare ciò che merita questa idea di calcio, così come quella del reparto offensivo. In porta siamo stati sia sfortunati che fortunati: hanno giocato tre portieri diversi. Ci dispiace per l’infortunio di Sarr, Jungdal è venuto fuori alla grande, è stato protagonista e ha fatto una buona esperienza. Poi è uscito Saro, che ha fatto un buon percorso nel finale e nei playoff. Siamo riusciti ad avere un rendimento più che sufficiente tra i pali. Ora vedremo cosa fare, con la nuova stagione l’età anagrafica degli under è cambiata e i 2000 diventeranno over».
Vazquez sarà ancora al centro del progetto grigiorosso?
«Innanzitutto parliamo di un campione, sia come calciatore che come ragazzo. Non ha mai saltato un allenamento, è sceso in campo dando sempre tutto e mostrando di avere una classe sopra la media. Vazquez ha dato grandi tempi di gioco alla squadra perché con la palla crea traiettorie di passaggio che gli altri non vedono, ma da questi giocatori ti aspetti che determino il risultato in qualsiasi momento. Si è dedicato più alla costruzione del gioco che ad essere nei pressi dell’area in certi momenti, ma le sue qualità non si discutono. Ha raggiunto una certa soglia di presenze ed è scattato il suo rinnovo, ora discuteremo su quali giocatori ripartire ma la base è importante”.
Il pubblico è stato spesso il dodicesimo uomo. Può essere uno stimolo per rimanere ai vertici della Serie B?
“I tifosi della Cremonese hanno qualcosa di speciale: quando si è allo Zini si respira un’aria di energia e forza, c’è un grande connubio con la squadra e quest’anno è stato entusiasmante. Negli ultimi anni le presenze allo stadio sono aumentate e questo è motivo di orgoglio, considerando la storia recente della Cremo. Le ultime stagioni hanno dato entusiasmo a tanti ragazzi giovani, che ora indossano le maglie della Cremo e si identificano nei giocatori grigiorossi. Parliamo di un segnale distintivo, significa essere riusciti ad aggregare nel bene e nel male. Per questo la Cremonese si è presa un ulteriore impegno in occasione dell’ultima contestazione ai tempi della Serie A: riportare la società a fare un cammino di prestigio in un campionato come la Serie B. Aver visto tanti tifosi allo stadio, percepire un grande feeling tra calciatori e pubblico è stato emozionante e da pelle d’oca. Questo è un fattore importante da cui ripartire. L’orgoglio di essere cremonesi è ritornato ed è una grande soddisfazione per tutti».
La Cremonese ha lavorato per migliorare le leggi che riguardano i giovani di proprietà. Eserciterete questa nuova facoltà con Della Rovere?
«Facciamo un passo indietro e partiamo dalla norma così come l’abbiamo conosciuta nel recente passato. Fino a pochi giorni fa un ragazzo che entrava in un club come il nostro firmava a 14 anni un vincolo di 4 anni più uno esercitabile dalla società sotto forma di addestramento tecnico. Poi la FIGC ha adeguato le proprie norme ad una legge dello Stato che equipara il calciatore ad un lavoratore; la conseguenza diretta, a questo punto, sarebbe stata che a fine stagione i ragazzi avrebbero poututo ritenersi liberi di firmare con qualsiasi club: una stiuazione penalizzante per tutti. La Cremonese, per esempio, ha un centro sportivo con 5 campi, due esterni e strutture che mette a disposizione di tanti ragazzi, cremonesi e non. Ognuno cerca di difendere il proprio territorio, ma se i grandi club bussano alla porta si rischia di perdere i giovani più promettenti. Mantenere questo centro sportivo richiede grandi investimenti, economici e non solo. Avere strutture del genere sarebbe inutile se ogni anno i ragazzi fossero liberi di scegliere dove andare a giocare: le società si sono rese conto dell’eventuale depauperamento di risorse tecniche ed economiche e la Cremonese ha avuto un ruolo principale nel far capire tutto questo nelle sedi competenti. La società, quindi, è stata protagonista di tante piccole battaglie che hanno portato alla vittoria di una guerra normativa importante. Ora i club hanno la possibilità di sottoporre ai calciatori un apprendistato in maniera unilaterale che per i ragazzi del 2006 vale una stagione mentre per i 2007 può essere di tre stagioni. Una volta chiarito questo concetto si può parlare dei casi singoli: sui giocatori considerati importanti la Cremonese non si è mai limitata a fare le cose per interesse o per sfruttare le norme, ma ha sempre coinvolto i soggetti in questione. Ai ragazzi con cui la società ha intrapreso un percorso pluriennale è sempre stato sottoposto un accordo bilaterale. La Cremonese ha proposto da diverso tempo un contratto ai giovani che possono dimostrare il proprio valore anche in prima squadra».