Cremonese, Azzi si presenta: «Qui ambiente da Serie A»
Paulo Azzi, recentemente trasferitosi alla Cremonese dal Cagliari, ha subito lasciato il segno con un assist decisivo per il pareggio di De Luca contro il Modena. Durante la sua conferenza stampa al Centro Arvedi, Azzi ha condiviso le sue esperienze e la rapida ascesa nel calcio italiano, dalla Serie D con il Seregno fino alla Serie A con il Cagliari, sottolineando l’influenza di allenatori come Foscarini, Tesser e Ranieri nella sua formazione tattica.
Ecco le sue parole riprese da “Cuoregrigiorosso”:
Già in passato, in maglia Cagliari, avevi esordito con un assist. Poi sei andato in gol alla partita seguente.
«Sì è così – ride il brasiliano – ma domenica troveremo una Salernitana tosta. Io spero di riuscirci ancora ma non sarà facile».
Dal Seregno in serie D al Cagliari in serie A, una rapida scalata. In Italia hai costruito la propria carriera in poco tempo.
«Sono arrivato in Italia a 19 anni nel Cittadella di Foscarini che mi ha fatto esordire in serie B. Ho iniziato molto piano, poi ho trovato più spazio in serie C ma tutto si è fermato con il Covid. E’ stato un momento difficile in cui con la famiglia ho spesso riflettuto sulla possibilità di tornare in Brasile. Alla fine abbiamo perseverato e ho ricominciato in serie D con il Seregno. Là c’era un bel progetto, non l’ho portato a termine ma posso dire di avere contribuito alla promozione della squadra in serie C. La terza serie l’ho vissuta veramente a Modena dove ho trovato un altro tecnico importante per me come Attilio Tesser. La mia carriera si è lanciata insieme a lui e abbiamo ottenuto una splendida promozione in serie B. Grazie a quella stagione ho avuto la possibilità di arrivare al Cagliari in serie B sotto la guida di Claudio Ranieri, un altro allenatore che mi ha insegnato tante cose. Con i sardi sono risalito in serie A e l’anno successivo ho acquisito altra esperienza, ho potuto vivere partite particolari. Adesso riparto da Cremona con tutta questa esperienza alle spalle».
Raccontaci le tue prime impressioni nel nuovo ambiente e il tuo presente in grigiorosso.
«Posso dire di avere trovato un ambiente che è preparato per il salto di categoria. Il centro sportivo, il modo di pensare e la squadra mi trasmettono le stesse sensazioni che avevo colto a Cagliari. Si vede e si respira il clima di chi ha già vissuto la massima serie. Sono tutti stimoli per me, sono pronto a dare il mio contributo per la squadra».
Il primo brasiliano della Cremonese era stato Albertoni nei primi anni del ‘900, poi negli anni ’80 ecco arrivare Juary. Chiudi una lista nutrita anche se le tue origini sono italiane.
«Recentemente ho fatto una ricerca sulle origini della mia famiglia. Il mio bisnonno nei primi anni del ‘900 era emigrato in Brasile: lui era originario di Ceneselli, in provincia di Rovigo. Però a trasmettermi veramente la cultura dell’Italia è stata mia nonna materna. Lei è della provincia di Salerno, era andata in Brasile quando aveva 20 anni. Con me parlava in dialetto e in tavola c’era sempre qualche cosa della tradizione italiana. La vicinanza con l’Italia è arrivata grazie a lei».
Stroppa al termine della gara contro il Modena ha elogiato la praticità della tua giocata. E’ una cosa ereditata dall’esperienza in serie A o una caratteristica del tuo gioco?
«A volte la cosa più semplice riesce ad essere la più complicata. Sicuramente a Cagliari ho provato molto spesso questo modo di giocare la palla. Giocando a sinistra mi veniva facile rientrare sul destro e mettere il pallone in area. A volte in questa maniera sono stato capace di segnare direttamente perché magari nessuno toccava la palla e quella si infilava nell’angolo lontano. Dopo il gol De Luca è venuto a esultare da me perché prima di entrare in campo lo avevo avvertito. Gli avevo detto ‘guarda che se rientro e la metto, quella palla è difficile per la difesa perché se entra veloce, il difensore è preso in contropiede e il portiere non sa se uscire o meno’. A Cagliari con un pallone simile avevo addirittura segnato ma ammetto che c’era vento e la palla ha preso una bella spinta, ma anche contro il Perugia mi era capitato di segnare in maniera simile, Si tratta di una cosa studiata e voluta. Il mister tra il primo e il secondo tempo mi ha chiesto cross puliti e sono riuscito a farlo. Adesso mi sto ancora adattando al lavoro che vuole Stroppa per essere al top il prima possibile».
Hai vestito anche i panni di attaccante. Un vero jolly in campo.
«Io mi trovo molto bene con il modulo della Cremonese, posso esprimermi come mi piace. A sinistra conosco bene come ci si trova e posso essere propositivo. Avete visto che mi sono mosso e ho calciato anche se il tiro non è stato bello, ma il mio modo di sfruttare la fascia è quello. Per quanto riguarda il ruolo di attaccante è una cosa nata con Attilio (Tesser, ndr) che al Modena nei finali di partita a volte mi metteva prima punta per attaccare una difesa stanca. Qualche gol l’ho fatto anche così».
Hai citato Foscarini, Tesser e Ranieri: che cosa ti hanno insegnato sul piano tattico?
«Foscarini è stato il primo allenatore in Italia. All’epoca non capivo tantissimo ma cercavo di imparare alla svelta le sue istruzioni. Il bello è che mi aveva fatto esordire subito, non ero mai stato convocato e mi sono trovato in campo in serie B. Come detto avevo 19 anni, prima della gara sentivo la tensione ma aveva sfornato un assist per Surraco ed è stato bello perché era da un po’ di tempo che non vincevamo. Tesser mi chiedeva tanto le diagonali difensive perché con lui giocavo da terzino vero e ho dovuto mettermi alla prova in questo senso. Io non ho mai frequentato una scuola calcio italiana e quindi la postura e la posizione in campo per me erano una novità. In poco tempo ho dovuto ogni giorno mettermi a disposizione per imparare. Poi più sali di categoria, meno errori devi fare perché trovi attaccanti che ti puniscono subito. Ranieri mi ha detto di alzare il livello dell’attenzione e sbagliare il meno possibile. Ho assimilato molto in poco tempo, è stata una bella scuola».
La Cremonese dovrà affrontare Salernitana e Sudtirol, due squadre che stanno cambiando parecchio per trovare la quota salvezza. «Sono tutte gare difficili, in più il tempo cala e i punti pesano. Cresce la difficoltà delle gare, ma dobbiamo avere la mentalità giusta per restare lì. Per quanto riguarda me, mi devo adattare il prima possibile».
Com’è stato il primo impatto con Vandeputte a sinistra?
«L’armonia si crea negli allenamenti, giorno dopo giorno ci si conosce come persone e come giocatori. Gli allenamenti ci aiutano a capirci e mi danno la possibilità di adattarmi al movimento di Vandeputte. Se taglia o se non taglia io devo agire di conseguenza. Sono sintonie che si trovano giorno dopo giorno giocando. Ricordo la stessa esperienza con Armellino che mi parlava spesso e ci siamo trovati al volo. Sono cose che nascono nello spogliatoio, cose che danno alla squadra la forza».