Covid e i maxi-esperimenti dell’Olanda, ai concerti e allo stadio. Stasera 5.000 tifosi alla Johan Cruijff Arena
Stasera, sabato 27 marzo, in occasione della partita dell’Olanda contro la Lettonia (qualificazioni ai Mondiali) saranno ammessi 5.000 tifosi alla Johan Cruijff Arena di Amsterdam (la capienza è di 55 mila posti). Nei giorni scorsi altre due partite di calcio di seconda divisione hanno aperto le porte ai supporter: 1300 spettatori sono stati ammessi negli stadi di Nijmegen e Almere, e solo uno di loro è risultato positivo ai controlli. Piano piano in Europa si sta tornando alla normalità, facendo entrare un numero limitato di tifosi allo stadio. L’edizione odierna del “Corriere della Sera” fa il punto della situazione:
Le regole dell’esperimento
Quello di Amsterdam sarà uno dei primi esperimenti «sul campo» organizzato per capire se si possono svolgere in sicurezza eventi con molto pubblico, almeno all’aperto, dove il contagio è meno probabile.Non potrà entrare chiunque allo stadio: i tifosi ammessi dovranno prima sottoporsi a un test antigenico rapido che dimostri la negatività al coronavirus (agli ingressi verranno allestiti stand ad hoc con personale dedicato). Una volta ottenuto il certificato di negatività i tifosi dovranno scaricare un’app (CoronaCheck) che fornirà loro un codice QR che sarà accoppiato al biglietto e in questo modo sarà possibile passare i controlli e accedere allo stadio. I fan, come già successo nelle due precedenti partite saranno divisi in sei sezioni, ciascuna con diversi livelli di contatto e regole sulla prevenzione della diffusione del Covid-19.La partita tra Olanda e Lettonia è uno degli eventi dell’iniziativa Back to Live, organizzata da Fieldlab Events e sostenuta dal governo olandese in collaborazione con l’industria dei locali notturni che ha l’obiettivo di riaprire con gradualità uno dei settori produttivi più penalizzati dalla pandemia: gli eventi che prevedono la presenza di pubblico.
Il concerto della scorsa settimana, a Biddinghuizen
Nello scorso fine settimana nel villaggio di Biddinghuizen, vicino ad Amsterdam, che ospita uno dei festival musicali più amati, il Lowlands, 1500 persone si sono ritrovate per due giorni a ballare, ad abbracciarsi e a bere insieme in barba al distanziamento sociale (e in buona parte alle mascherine). I partecipanti all’evento sono stati testati per il Covid 48 ore prima del concerto e sono stati poi effettuati 150 tamponi rapidi a un campione una volta al concerto (26 persone non sono state ammesse perché risultate positive). I ragazzi sono stati divisi in tre gruppi, che potevano muoversi con diverse modalità (con o senza mascherine ad esempio) e ad ognuno di loro è stato fornito un dispositivo per monitorare gli spostamenti, i contatti e le distanze per effettuare così il tracciamento su eventuali positività. Entro questo fine settimana tutti i volontari saranno sottoposti a tampone per vedere se si sono verificate infezioni (i risultati del maxi-esperimento sono attesi per fine aprile).
Il rischio di eventi superdiffusori
Ma la grande domanda alla quale gli incaricati dell’esperimento stanno tentando di rispondere è: quante possibilità ci sono che un ipotetico «paziente zero» trasformi un raduno in un evento pericoloso «superspreader»? I ricercatori che hanno promosso l’esperimento sperano così di ottenere dati utili a capire meglio le dinamiche del virus e fino a che punto ci si può spingere a organizzare eventi in sicurezza. Non dimentichiamoci che Atalanta-Valencia, gara di Champions League disputata a San Siro il 19 febbraio del 2020, quando ancora non si sapeva che il Covid avesse varcato i confini della Cina, è stata considerata il più grande evento di supercontagio al mondo, nonostante si sia svolto all’aperto. È molto probabile che 40 mila bergamaschi sugli spalti di San Siro, tutti insieme, si siano contagiati tra di loro. E anche chi si è riunito a casa o al bar per vedere la partita ha fatto lo stesso. Allo stadio erano presenti anche 2.500 tifosi del Valencia: poche settimane dopo il 35% della squadra spagnola è risultata positiva al nuovo coronavirus. A quella partita sono state collegate 7.000 infezioni. Certamente oggi il contesto è molto diverso. Il coronavirus non è una sorpresa ed esistono tamponi (quelli antigenici rapidi di ultima generazione sono abbastanza affidabili) che possono identificare eventuali persone positive. «In realtà all’aperto si può fare qualunque attività, anche senza mascherina: basta mantenere la distanza di un metro e mezzo per avere rischi trascurabili di contagio» spiega Giorgio Buonanno professore ordinario di Fisica tecnica ambientale all’Università degli Studi di Cassino e alla Queensland University of Technology di Brisbane (Australia) «Se i tifosi allo stadio mantengono queste distanze, anche se dovessero urlare e tra loro ci fosse un positivo, il rischio di contagio è quasi nullo e con i tamponi rapidi all’ingresso il problema proprio non si pone». Potrebbero quindi riprendere attività come cinema all’aperto o concerti? «Sui concerti – aggiunge Buonanno – molto dipende da come sono organizzati: certamente la folla sotto il palco non è accettabile, ed è questo il motivo per cui gli aperitivi, anche all’aperto sono ritenuti pericolosi, viene a mancare la distanza di sicurezza, anche involontariamente. Ma concerti o cinema sotto le stelle con sedie distanziate non rappresentano un problema. Che invece esiste in ambienti chiusi: qui la vaccinazione unita alla ventilazione rappresentano l’unica soluzione per il ritorno alla normalità. Senza il ricorso a queste due misure di protezione, non saremo in grado di ritornare allo stile di vita pre-Covid-19».