Gazzetta dello Sport: “Cosmi: «Nessuna fuga da Trapani. Devo difendere la famiglia. La rapina di sei anni fa ci ha cambiato la vita…»”

“Sorride. S’è lasciato alle spalle lo spavento di Trapani, con l’auto andata in fiamme nella notte di martedì. Serse Cosmi ha trascorso un mercoledì d’angoscia, pensando a tutto meno che al calcio, tra indagini e preoccupazione della famiglia. Ha dormito di nascosto a casa del vice Valeriano Recchi e ieri mattina è tornato nella sua villa alle porte di Perugia. Dove sta come un re, con la moglie e i figli, la sua consolle da deejay e i cd dei Supertramp e David Gilmour. In quella villa arredata con cura, con pezzi d’arte, cimeli e regali di Luciano Gaucci. Con i cani che scorrazzano e la piscina ancora attiva. La stessa villa nella quale, nel 2010, venne sequestrato insieme alla famiglia e rapinato. Un ricordo che gli fa cambiare espressione e che sta alla base della sua fuga da Trapani. O non è stata una fuga? «Non sono fuggito. Il presidente Morace mi ha consigliato di tornare qualche giorno a casa. Mi sta a cuore la tranquillità della famiglia e dopo quella rapina siamo molto preoccupati, viviamo ogni cosa con angoscia. Quando ho telefonato a casa per dire dell’auto bruciata mi hanno chiesto di tornare, avevano paura per me». Lei ha avuto paura? «La rapina è impossibile da dimenticare. Quando a mezzanotte è venuta a picchiare alla mia porta la mia vicina di casa urlando che l’auto bruciava, mi sono spaventato». Ma che cosa è successo martedì notte? «Ero stato a cena con la squadra e poi sono tornato a casa. A un certo punto la vicina mi ha svegliato e sono corso fuori, stavano già arrivando i pompieri: l’auto, che solo pochi giorni fa avevo portato a fare il tagliando, era avvolta dalle fiamme, sotto si è sciolta. Dentro invece è rimasta intatta: i miei cd sono salvi…». Non abita più vicino al porto? «No, mi sono trasferito da poco a Pizzolungo, vicino a Erice, comunque a 6 minuti dallo stadio. Avevo bisogno di più spazio, anche per quando scende a trovarmi la famiglia con i cani». Con i vigili del fuoco è arrivata la Scientifica. Cosa le ha detto? «Per loro non è stato un fatto doloso, mi hanno tranquillizzato. Io ho detto loro di non tranquillizzarmi per forza, invece era proprio così, mi hanno tolto un peso». Però poi la Digos è stata di parere opposto. «Quella notte non ho dormito. Al mattino sono andato in sede e sono stato convocato in Questura. Mi hanno fatto presente che l’ipotesi dolosa non era da escludere. Ne ho preso atto, ho cercato di capire cosa potesse essere successo. Ne ho parlato con la società, la mia famiglia era preoccupata perché da lontano non si conoscono le dimensioni dei fatti e sono tornato qui». Ma lei che idea s’è fatto? «Non lo so, ma non penso male. Non ne ho motivo. Aspettiamo le perizie, cerchiamo di capire. Posso solo fare ipotesi». Mettiamo che sia stato un incendio doloso. Lei ha mai ricevuto minacce? «Ma scherziamo? Io a Trapani sto benissimo e sono trattato benissimo. Mi sento un figlio di Trapani. La gente che ho incontrato dopo il fatto quasi abbassava lo sguardo per la vergogna, erano in imbarazzo davanti a me. Non era certo il caso, non c’era motivo, la città non merita discredito». Non ha fatto qualche sgarro? «Non lo so, non credo! Non capisco a chi potrei aver pestato i piedi. Qualcuno forse potrebbe avere male interpretato qualche mio comportamento, qualche mia battuta, ma nulla può essere riconducibile alla gravità del gesto». Magari basta un complimento a una donna per scatenare la gelosia… «Se avessi fatto uno sgarro, mi avrebbero avvisato in un altro modo: mi hanno spiegato che un atto del genere non è normale». Potrebbe essere stato un tifoso deluso? Lei dopo la sconfitta di sabato se l’era presa con i contestatori… «Sì, ci hanno fatto cori di scherno che i ragazzi non meritavano. Ma da questo a un fatto del genere ce ne passa… La tifoseria è stata premiata per il fair play, lo stadio non ha barriere…». Potrebbe essere stato un caso isolato. «Non di sicuro una cosa organizzata. Con la curva era previsto un chiarimento dopo quella partita, non ci sono problemi. Se di atto doloso si deve parlare, chi l’ha compiuto l’ha fatto con un odio e una rabbia verso di me del tutto minore rispetto a quello che ha per la propria città, perché i veri danni li ha fatti alla propria gente». Le cronache sono piene di follie di qualche tifoso sconsiderato. «Se un tifoso deluso arriva a tanto sarebbe una cosa allucinante, ma comunque figlia di una società rovinata». Come spiega l’ultimo posto in classifica? «Ci manca qualche punto, l’avremmo meritato. Ma la squadra risalirà. Abbiamo trattenuto giocatori importanti come Citro, Scozzarella, Coronado e Petkovic che non abbiamo ancora avuto al top». Si dice che rispetto all’anno scorso il clima nei vostri confronti sia cambiato. «Dopo i playoff siamo ripartiti da zero, con tanti giovani. I tifosi sono rimasti scottati da alcune partenze, ci hanno fatto capire che per loro conta più l’attaccamento alla maglia che alle persone. Non nei miei confronti comunque. Non c’è più quel clima magico della scorsa stagione. Ma non c’entra nulla con quanto accaduto. Io a Trapani sto benissimo. Posso fare una battuta?». Prego. «Diciamo che ho sempre avuto calore, ma non pensavo fino a questo punto…». Questo fa pensare che domenica a Latina ci sarà ancora lei in panchina. «L’intenzione è continuare, ma non ho ancora deciso. Prima voglio che tutto sia sereno qui a casa. Il calcio viene dopo»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.

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Redazione Ilovepalermocalcio