L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” analizza quella che è stata l’era Zamparini. Ecco quanto si legge:
“E adesso il Palermo, almeno idealmente, torna sotto la “Union Jack”, il vessillo del Regno Unito, dove tutto ha avuto inizio. Zamparini ha infatti venduto la squadra «per 10 euro», prezzo simbolico. Segreti ancora i volti dei nuovi proprietari, una società, appunto, con sede a Londra. Zamparini, da par suo, «nodo in gola», abbandona il campo indirizzando una lettera ai tifosi, prosa manzoniana: «… era da tempo quello di trovare interlocutori che proseguissero con più mezzi economici il mio lavoro, con traguardi importanti che si possono raggiungere solo con investimenti che, anche per le tristi mie ultime vicissitudini giudiziarie palermitane, io non ero più in grado di fare». Certo, le risorse necessarie aűnché i rosanero restino all’altezza della propria storia, ai migliori, sebbene discontinui, tempi trascorsi, quando le figurine adesive disegnate da Prosdocimi così recitavano: “Il Palermo non si arrende, vita dura a tutti rende”. E ora? In cima alla “Favorita” si intuisce un ciclopico punto interrogativo di nuvole, su Monte pellegrino di sfondo. Ma il Palermo è abituato alle curve e ai dossi, ai precipizi e alle cadute rovinose, perfino però alle discese ardite e alle risalite, così dai giorni in cui era precipitato nell’abisso della C2, cancellato addirittura dall’albo delle società calcistiche. Dimenticando magari che erano stati proprio gli Inglesi a fondarla nel 1900, la maglia inizialmente rosso-blu, colori propri della “Belle Époque” cittadina narrata dal duca Fulco di Verdura in “Estati felici”. Dai, se c’è stato qualcuno che più d’altri ha donato lunghe estati felici alla squadra, quello, va da sé, si chiama Maurizio Zamparini. Ora lascia perdere gli allenatori cacciati uno dopo l’altro dalla sua furia caratteriale, non fare caso alla cronaca spicciola, ciò che infine resta è il rullino di un decennio di soddisfazioni ricevute dalla città sportiva grazie a una squadra rimessa al mondo dall’uomo, dall’imprenditore, dal personaggio, dalla sagoma Zamparini. Resta un cruccio personale: ero certo che proprio lui, Maurizio, prima o poi, esaudisse un sogno da palermitano ormai apolide, nominarmi d’ufficio Poeta Ufficiale Rosanero. Impresa che tento da più di vent’anni, quando il presidente era un altro e la squadra arrancava per uscire dal “cupio dissolvi”. Vedi, ora dovrò ripresentare le carte, i titoli, ai nuovi arrivati, e chissà se in questo caso varrà di avere avuto, parlo sempre di me, antenati scozzesi”.