L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul Benevento e riporta le parole di Vigorito.
Le parole del cuore. Come sempre. Oreste Vigorito non ne conosce altre, ha deciso di parlare per esternare la sua delusione verso chi ha trasformato un pomeriggio di amarezza in uno squarcio di violenza gratuita. L’ha chiamata “confessione”, ha preferito farla dalle frequenze della sua emittente per evitare conferenze stampa da interpretare: «Vorrei ricordare a chi dice che sono un perdente che in 17 anni nel Benevento ho vinto 5 campionati più uno nelle giovanili. Questa serie B è stata sognata per anni ed è stata raggiunta insieme. Qualcuno dice che io non rispetto la parola “insieme”. A dire il vero dopo la partita col Cittadella spiegai che avevo deciso prezzi ridotti per gli abbonamenti proprio per stare insieme. Invece i tremila abbonati in più che hanno accolto l’invito non vengono neanche allo stadio. Stare insieme significa far sentire il vostro affetto, l’amore, non era ai soldi che pensavo. Questo è stato interpretato come una critica ai tifosi”.
Il presidente continua sul tema: «Chi critica ha ragione, io sono il primo ad andare a capo chino insieme ai tifosi dopo aver perso una partita. Ma la violenza non è accettabile: se si lanciano bombe carta, bottiglie è una vergogna. Per me quelle persone non esistono. E’ la prima volta che viviamo un anno difficile, ma che cosa abbiamo fatto in 90 anni di storia? Se questo è il disegno di qualcuno, può anche strappare il foglio, perché Vigorito non lascia. Dicono che mi circondo di sciacalli, di gente che non ha rispetto per me: ma se sono intelligente com’è che non so scegliere i miei collaboratori?». Qualche parola anche sul mercato in corso: «Abbiamo preso Pettinari, che non sarà Altafini, ma è un ottimo calciatore che si inserirà bene. Proveremo a prenderne qualche altro, ma se non ci riusciamo non è perchè dobbiamo comprarci l’automobile». Chiude: «A me non è cambiato nulla, provate voi ad essere quelli di una volta».
Dall’endorsement di Andrea Stramaccioni che quando giocava negli Allievi lo paragonò a Francesco Totti (« … se c’è un elemento del settore giovanile che può ripercorrere le orme del capitano, quello è proprio Stefano Pettinari… »), ad una carriera spesa quasi totalmente in serie B, 326 partite e 67 gol. Il nuovo centravanti giallorosso è uno dai piedi buoni, una virtù che gli hanno sempre riconosciuto tutti. Era ciò che cercava Cannavaro, un centravanti che sapesse dialogare bene coi compagni, che avesse con sé non solo l’istinto del bomber, ma anche la tendenza all’assist: in poche parole il prototipo dell’attaccante moderno. Sabato ha fatto gol di testa alla Reggina, ma non ha esultato sentendosi già con la testa da un’altra parte: Andreazzoli non ha gradito molto. L’ultimo contatto ravvicinato col Benevento è del 15 ottobre scorso ed ha le sembianze di un gran gol rifilato a Paleari con un destro a giro dal limite dell’area. Ora si metterà a disposizione di Cannavaro e già pronto per Frosinone, un avversario che gli ricorda una gran tripletta messa a segno nel 2017.
Per un romano che arriva, un altro se ne va. Francesco Forte chiude la sua parentesi giallorossa e va a cercare fortuna ad Ascoli. Ieri la definizione della trattativa: prestito con obbligo di riscatto (formula che cela una cessione definitiva ad una cifra molto interessante). Ma Foggia non ha l’indicazione di fermarsi qui: è in dirittura d’arrivo lo scambio tra i due mancini, Alessandro Tripaldelli, terzino sinistro della Spal, napoletano di 22 anni, già tante maglie azzurre nella sua ancora giovane carriera. In cambio a Ferrara andrà Daam Foulon, belga di Mechelen, sgrezzato dall’Anderlecht, stessa età di Tripaldelli.