“La differenza sul campo tra la Juventus e il Palermo, alla fine la fa il rigore che Alessio Di Massimo si procura al 34′ della ripresa e calcia agguantando subito la sfera tra le mani per far capire ai compagni: “questo è mio”. E’ la favola di un ragazzo che un anno fa era all’Avezzano dopo aver calcato i campi di Promozione e di Eccellenza tra Sant’Omero e Alba Adriatica: all’uscita dallo Stadio dei Pini c’era tutta la sua famiglia con il manager, l’avvocato Di Campli, che oltre a un top player come Verratti ogni tanto si diletta a pescare giovani talenti. L’equilibrio della sfida si è rotto su quel calcio di rigore partito dal dischetto al minuto 35 con la palla finita alle spalle di Marson (premiato comunque come il miglior portiere della manifestazione) e che ha piegato le ginocchia, non l’orgoglio del Palermo di Bosi, a 5′ dal termine (a Viareggio si giocano tempi da 40′ da quest’anno). DUE SCUOLE. A confonto due modi di fare settore giovanile: uno, quello bianconero, investendo anche sui talenti all’estero, l’altro, quello rosanero, lavorando sul prodotto palermitano. Una linea comune nell’aver comunque cresciuto due squadre partite dal basso: in questa Juve dei ’97, il primo gruppo costruito dal duo Marotta-Paratici, ci sono ragazzi cresciuti dai Giovanissimi, in quello del Palermo addirittura Esordienti e Pulcini che risalgono alla gestione dello storico dirigente del vivaio Rosario Argento, completata dagli innesti dell’attuale responsabile, Dario Baccin. Per entrambi un maesto come Giorgio Perinetti alle spalle. ABBRIVIO JUVE. E’ stata una bella finale, con 5 reti, capovolgimenti di fronte, portieri in vetrina tra qualche incertezza (Del Favero l’ha fatta grossa sull’1- 1 del Palermo) e grandi interventi: almeno tre dello juventino nella ripresa, quando anche Marson si è prodotto su una doppia prodezza tra la conclusione di testa di Blanco Moreno e la conseguente conclusione rasoterra di Vadalà. La Juventus è partita molto bene, spigliata, e nel primo tempo ha messo in difficoltà la retroguardia rosanero: l’imbeccata di Macek per Kastanos che sblocca la gara pesca la linea di retroguardia a protezione di Marson un po’ troppo imbalsamata. C’è una facilità di manovra da parte della squadra di Grosso che si percepisce: ed è anche molto piacevole a vedersi. E che trova sul fianco sinistra del Palermo, quello dove agisce il ceco Roman Macek (gran talento) terreno fertile. Il Palermo però c’è e ha un attaccante ispiratissimo come La Gumina in campo: il bomber del torneo (con 9 reti ha sfiorato il record in un torneo fissato a 10 da un ex juventino, Immobile, nel 2010) ghermisce come un falco e butta in rete la respinta incerta e maldestra di Del Favero su tiro da fuori di Costantino. E sempre La Gumina risponde dal dischetto al rigore che Valeri concede per atterramento di Giuliano su Macek: in 3 minuti si ripassa dal 2-1 Juve al 2-2, per la grossa ingenuità di Severin sullo stesso La Gumina. RISPOSTA ROSANERO. Il gioco e la corsa prodotti dalla Juve nel primo tempo pagano dazio nella ripresa, quando la rivolta dei picciotti palermitani davvero prende forma e mette i bianconeri un po’ alle corde: Bosi mette dentro Bonfiglio e sceglie il 4-3-3 perché vuole vincere. Il nuovo entrato, con Lo Faso e ancora La Gumina crea problemi seri alla Juve e Del Favero tiene i bianconeri in partita. Ci sarebbe un sospetto rigore su Vadalà per una entrata precipitosa di Maddaloni. Poi c’è il rigore che consegna la Viareggio Cup alla Juve. E dopo ancora un mani di Di Massimo molto sospetto che Valeri lascia andare. La verità è che Juve-Palermo ha divertito, rubato l’occhio, ed è finita senza polemiche. Un bello spot. Dove alla fine c’è sempre uno che vince. Ed è stata la Juve di Fabio Grosso. Ma questo Palermo è una realtà altrettanto grande”. Questo quanto si legge sull’odierna edizione del quotidiano sportivo “Il Corriere dello Sport” in merito alla finale della Viereggio Cup, vinta ieri dalla Juventus contro il Palermo.