L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su quanto accaduto in Indonesia e sulle vittime dopo gli scontri allo stadio.
Una delle peggiori sciagure nella storia dello sport. La calca infernale inghiottisce i tifosi in preda al panico: schiacciati contro le recinzioni, calpestati, soffocati o trasportati in ospedale sino al tragico epilogo. L’Indonesia è sotto shock per la carneficina di Malang, nella provincia di Giava est, verificatasi al termine della sfida tra i padroni di casa dell’Arema e i rivali del Persebaya di Surabaya. Erano oltre vent’anni che gli ospiti non espugnavano lo stadio Kanjuruhan (3-2 il finale), ma tutto è cominciato con l’invasione di campo dei furiosi tifosi di casa a cui la polizia ha risposto usando gas lacrimogeni anche in direzione delle tribune. Dal fuggi fuggi generale è nata una catastrofe con almeno 131 morti (tra cui 17 bambini) e oltre 284 feriti, conteggiati in un bilancio che inizialmente parlava di 174 persone decedute.
Affranto il presidente dell’Indonesia Joko Widodo, alla guida del Paese dal 2014: «Spero che questa sia l’ultima tragedia calcistica in Indonesia, non lasciamo che ne accadano altre. Adesso è il momento del dolore. Verrà fatta chiarezza, ma dobbiamo continuare a mantenere la sportività, l’umanità e il senso di fratellanza che caratterizza da sempre la nazione indonesiana». Widodo inoltre su quanto accaduto ha ordinato un’inchiesta approfondita che verrà condotta congiuntamente dal Ministro dello Sport, dal capo della polizia e dal presidente della Federcalcio. Il campionato nazionale è sospeso fino a nuovo ordine e fin quando le misure di sicurezza non verranno adeguate.
Dal dibattito pubblico e dai video postati sui social, il dito viene puntato contro la polizia, colpevole di aver usato i lacrimogeni con l’intento di stanare la folla, ma scatenando il panico e l’assalto alle uscite. Da qui tantissime persone sarebbero state calpestate, soccombendo per difficoltà respiratorie e mancanza di ossigeno. Mohammad Mahfud, a capo del Ministero della sicurezza, ha provato a spiegare la condotta degli agenti, due dei quali sono morti durante gli scontri: «L’uso dei gas è stato necessario perché i sostenitori dell’Arema hanno tentato di attaccare i giocatori e la quaterna arbitrale sul terreno di gioco. Aumentavano con il passare dei secondi, erano migliaia, e la polizia non aveva altra scelta per tentare di mantenere il controllo».
Il match era da tempo contrassegnato da bollino rosso, a causa della profonda rivalità tra due tifoserie che già nel febbraio 2020 avevano dato vita a una vera e propria guerriglia urbana. Le autorità di Malang avevano chiesto di giocare al pomeriggio per motivi di sicurezza, ma dopo una lunga trattativa si è scelto di giocare in notturna con la garanzia che sugli spalti non sarebbero arrivati i tifosi ospiti. Tutto questo però non ha evitato il peggio e adesso la Federcalcio indonesiana spera che non ci siano ripercussioni sulla Coppa del Mondo Under 20, da ospitare in Indonesia nel maggio 2023. Cala il sipario, invece, sul sogno di ottenere la Coppa d’Asia dell’anno prossimo, dopo il ritiro già annunciato dalla Cina.
Il bilancio poteva essere ben peggiore, visto che sugli spalti c’erano 42 mila persone. Le autorità hanno annunciato che i morti all’interno dello stadio sono stati 34 mentre gli altri sono deceduti durante il tragitto in ambulanza o direttamente in ospedale. «Il fumo denso ha contribuito a peggiorare la situazione – ha raccontato un testimone all’agenzia locale Detik – Non si vedeva nulla, gli occhi bruciavano. Molti sono stati schiacciati, altri lamentavano ossa rotte o sono svenuti per la paura». Una pagina nera, macchiata di sangue, che ha sconvolto l’Indonesia e non solo.