Corriere dello Sport: “«Un gesto per i più giovani». Parla Daffe, portiere senegalese che ha abbandonato il campo dopo gli insulti razzisti”

Saidou Oumar Daffe, portiere senegalese, domenica scorsa a Bagnolo in Piano nel reggiano ha reagito alle offese dopo il 25′ di Bagnolese-Agazzanese (Eccellenza Emilia Romagna), gettando i guanti a terra e abbandonando il campo. E’ stato intervistato dal “Corriere dello Sport”, ecco le sue dichiarazioni: «Sono venuto per giocare a calcio, era il mio sogno. La scuola italiana dei portieri è la più valida al mondo. Ho raggiunto mio cugino a Napoli, poi mi sono spostato nel parmense». Come si è integrato? «Benissimo, sono cittadino italiano dal 2008. Ho giocato fi no alla Serie D con la Pro Piacenza. Avevo fi rmato un contratto triennale col Modena in B, però mi ha fermato la legge Bossi-Fini. Ora gioco con l’Agazzanese, faccio l’istruttore ai bambini di 5 anni in una scuola calcio e il preparatore al centro federale a Piacenza. Si vive bene a Parma, pur se ultimamente un certo clima è arrivato anche qui». La sua vita com’è cambiata? «Ho conosciuto Valeria, sono arrivati i due fi gli che oggi hanno 11 e 2 anni. Ismael prova a fare il portiere. Non so dove arriverà, le basi ci sono ed è bravo a scuola». Domenica è stato provocato fin troppo? «Ho fatto fi nta di nulla per lungo tempo. Ho perso 15 anni e va anche peggio. La mia famiglia non viene perché ne sente di tutti i colori. Ricordo che a gennaio giocavo in casa contro una squadra di Parma: sugli spalti ho sentito cose brutte da chi ho riconosciuto e i silenzi di chi ha fatto fi nta di niente, perciò ho denunciato l’accaduto. Mi hanno chiamato dicendo che stavo inventando le situazioni e mi ha fatto ancora più male. A Bagnolo è stata una cosa ancora più plateale. Uno scontro di gioco capita e non può scatenare l’off esa razzista». Che reazioni ha visto? «Escludo che l’arbitro e i guardalinee non abbiano sentito. Me ne sono andato quando nessuno faceva nulla e dagli spalti insistevano. La mia squadra ha preferito non giocare e ho avuto la solidarietà degli avversari che mi ha fatto piacere e mi dà speranza». Sua moglie come l’ha saputo? «Gli ho raccontato tutto io, sono rientrato prima e ha capito vedendomi un po’ giù. C’è rimasta male più di me». Dal Giudice Sportivo cosa si aspetta? «Non vorrei essere nei suoi panni, mentre lui dovrebbe mettersi nei miei. Sono stato espulso, vedrò come valuterà il caso. La partita è stata sospesa sullo 0-0 e mi dispiace se la mia squadra dovesse perdere 3 punti. Ma lo rifarei, mi sono sentito violentato». Balotelli ha reagito più volte e Ancelotti chiede di sospendere le partite: lei cosa pensa? «Li appoggio. In uno stadio ci sono due-tre stupidi, non ci si può passare sopra né possono condizionare. Bisogna isolarli e per questo vanno fermate le partite. Non penso solo al colore della pelle, vale sempre quando ci si rivolge con violenza verbale a un giocatore o all’arbitro. Il gioco deve divertire e quando si supera il limite non è più un gioco. Balotelli lo seguivo da vicino quando stava all’Inter, sono tifoso nerazzurro». Si occupa solo di calcio? «Faccio volontariato e benefi cenza. Con due amici di Parma abbiamo attivato nel 2014 l’associazione Calcio Dilettanti e Solidarietà per aiutare 150 bambini a Mbour dove sono cresciuto. Raccogliamo fondi, generi di prima necessità e materiale sportivo. Andiamo in Senegal periodicamente». Crede che la sua storia lascerà un segno? «Me lo auguro, specie per i miei fi gli e i più giovani».