Corriere dello Sport: “Tuffo nel passato. Radice, primo grande bomber tra gol e gossip”
“Giornata memorabile quella del 24 gennaio 1932, ultima di andata di un campionato leggendario, concluso con la prima storica promozione del Palermo in A. Tutta la città a vedere il nuovo stadio Littorio che sostituiva, non senza rimpianti, il Ranchibile e 5 a 1 all’Atalanta (doppiette di Radice e Blasevich e gol in apertura di Ruffino). Una stagione in verità cominciata male con crisi alla vigilia e dimissioni del barone di Gebbiarossa, Chiaramonte Bordonaro, deluso dalla mancata promozione dell’anno precedente. Per fortuna, Palermo aveva un prefetto, Albini, che amava il calcio, e che per ragioni di opere pubbliche si incontrava con un giovane ingegnere, Francesco Paolo Barresi, a capo di una grande azienda. Lo “precettò”: «Lei, caro ingegnere, sarà il nuovo presidente del Palermo (in effetti commissario straordinario, ndr), altrimenti saremo nemici». Proposta che non si poteva rifiutare. COME ZAMPARINI. Sarà un inizio alla Zamparini. Il conte Municchi, braccio destro di Barresi, assume la direzione tecnica, caccia l’allenatore Cargnelli in villeggiatura, malgrado i buoni risultati, e assume l’ungherese Feldmann che tra marce, allora di moda, e allenamenti durissimi confeziona il trionfo con 50 punti, il miglior attacco (80 reti) e la seconda miglior difesa (35 reti), 21 vittorie, 8 pareggi e 5 sconfitte. Entusiasmante il debutto al Littorio, tenuto a battesimo dalla principessa Lidia Spatafora che spezza la bottiglia di spumante contro il palo della porta lato Mondello, alla presenza dell’ing. Ottorino Barassi, presidente della Federcalcio. Il Littorio può ospitare 21mila spettatori e possiede una pista a sei corsie, ma non ancora le curve. Un anno dopo primo grande incasso contro la Juve, 120 mila lire, una vera fortuna. BOMBER. Carlo Radice (Monza, 16 dicembre 1907) con 62 gol in 84 partite è stato il cannoniere rosanero di tutti i tempi, fino a quando Miccoli non è riuscito a superarlo settantanove anni dopo. Era soprannominato Il Vichingo per via delle guance rosse, gli occhi verdi, i capelli biondi, l’altezza e la prestanza fisica. Eccellente colpitore di testa, ma ruvido con i piedi, fu costretto dall’allenatore Feldmann a palleggiare per molte ore, anche al buio. Il suo tiro di destro era tanto potente da causare infortuni ai portieri. Ne fecero le speso il mitico Combi della Juventus e Gianni del Bologna. L’attaccante esordì in A con la Lazio, nel 19281929, segnando due reti in cinque partite. Passò al Palermo, in prima divisione, diventando il calciatore preferito dal presidente Bordonaro e contribuì alla promozione in B. Due stagioni dopo, realizzò 27 gol in 29 presenze (capocannoniere di B e media sbalorditiva!) scrivendo così la favola dell’indimenticabile impresa. Uno scandalo lo coinvolse. Una relazione extraconiugale ne pregiudicò il rendimento e mise nei guai famiglia e società. Fu così costretto a trasferirsi alla Catanzarese, in B, prima di tornare a Monza (dove morì), per lavorare e giocare alle Acciaierie Falck”. Questo quanto si legge su “Il Corriere dello Sport”.