Corriere dello Sport: “Trapani in ansia, Cosmi: «Io non scappo, decido con la famiglia». Serse riflette a Perugia dopo l’incendio della sua auto: «I tifosi non c’entrano ma voglio conoscere la verità»”

“L’auto di grossa cilindrata nero metallizzata era parcheggiata davanti al cancello di casa. Nella notte tra martedì e mercoledì un botto, poi un altro, la macchina in fiamme. Un vicino ha avvisato Serse Cosmi. Un incendio ha distrutto il cofano, le ruote anteriori. Odore di gomma bruciata. Un episodio, come lo chiamerà per tutta l’intervista il tecnico umbro, che fa paura. La gente a Trapani preferisce non parlarne. I tifosi rinnovano la solidarietà all’allenatore, qualcuno parla addirittura di autocombustione. La nuova casa che Serse Cosmi ha preso in affitto ad agosto è a Pizzolungo, una frazione di Trapani che si allunga sul mare. Il terrazzino della villetta si affaccia direttamente sugli scogli e quando il mare è grosso, gli spruzzi bagnano la balaustra. Serse Cosmi è l’allenatore del Trapani che lo scorso anno ha sfiorato il miracolo della promozione in serie A, dopo aver perso nei play off contro il Pescara. Quest’anno la squadra è ultima in classifica, la gente continua a sognare il grande salto, quando invece c’è da rimboccarsi le maniche per salvarsi. Mercoledì Cosmi è stato ascoltato dagli inquirenti, che non escludono nessuna pista. Oggi è tornato nella sua casa di Brufa, alle porte di Perugia, dalla sua famiglia. Per rasserenare sua moglie Rosy e i figli Edoardo e Giorgia, per stare con loro. Allora Cosmi, cosa è successo? «La situazione è abbastanza chiara. Nessuno a oggi ha stabilito con certezza le cause di questo incendio. Il rischio è dare due versioni: la prima è che sia stato accidentale, come hanno detto a me ieri i Vigili del fuoco e la Scientifica, che non ha riscontrato tracce di dolo, di liquidi infiammabili. Poi la mattina è venuta fuori quest’altra possibilità, che il dolo ci sia stato, ma nessuno ha detto la vera causa. Anche per questo ho difficoltà a rispondere». Ci provi. Cosa ha fatto dopo l’accaduto? «Sono partito stamattina (ieri, n.d.r.), la mia non è stata una fuga, ma una necessità di dover rassicurare la mia famiglia. Non potevo farlo per telefono, loro hanno bisogno di vedere la mia tranquillità. Io oggi sono sereno, lo dovevo comunicare faccia a faccia, anche dopo quello che era successo qualche anno fa». A cosa si riferisce? «Una rapina che abbiamo subito in casa nel 2010. E’ stato un trauma, mia figlia è stata dallo psicologo per due anni. Ero semplicemente disorientato, è questa la parola giusta, ora sto prendendo coscienza di quello che è successo, ma le cause non le sa nessuno. Mi aspetto che ci sia la possibilità di capire». Lei dopo la sconfitta col Cittadella era stato duro con la tifoseria. «Non so se quella intervista possa aver dato fastidio a qualcuno, ma le sensazioni sui miei tifosi restano immutate. Non è gente che utilizza un’intervista per esprimersi in questa maniera. La nostra tifoseria è stata premiata per la correttezza, la qualità di questa gente è la passione e l’intelligenza. Non ho mai pensato neanche un secondo che l’episodio fosse figlio di quelle dichiarazioni. Questi sono ragazzi che con i fatti e non a chiacchiere mi hanno dimostrato il loro affetto e sanno che il nostro è un rapporto diretto. Non ho bisogno di confronti con loro. Li vedo spesso in giro, non si presentano al campo, ma ci incontriamo in spiaggia, in centro, ci scambio i miei pensieri e loro soffrono per essere etichettati in un certo modo. Mi sento figlio adottivo di questa città e da due anni portavoce di questa terra. Il mio amore verso Trapani si rafforza». La tifoseria le ha manifestato solidarietà. «La mia non è una fuga, ma il gesto responsabile di un uomo che è anche un padre di famiglia». Anche la società le è stata vicina. «Ho parlato al telefono con il presidente e ho incontrato il figlio, ho intuito il loro imbarazzo. Loro per primi mi hanno sollecitato a raggiungere la famiglia, se fossi rimasto sarei andato in campo con la testa da un’altra parte». E adesso che fa, torna? «Mi voglio riservare una giornata di riflessione, sono venuto per abbracciare la famiglia, ci ho parlato pochissimo per colpa vostra (i giornalisti, n.d.r.), ho avuto molti attestati di solidarietà dal mondo del calcio». Ai tifosi del Trapani possiamo dire che Cosmi non scappa? «No, non scappo, ma voglio prendere una decisione nel modo più sereno possibile, da condividere con mia moglie e i miei figli. Loro mi devono far capire che sono tranquilli, che non avranno nessun timore. Abbiamo vissuto altre esperienze che hanno segnato troppo la nostra vita. In queste ore decido. La mia idea è fare l’allenatore, il dubbio ce l’avrei solo se non sentissi più il desiderio di fare questo mestiere. Il giorno prima dell’episodio ho parlato con i giocatori, noi sappiamo che dobbiamo ripartire e che non è un’impresa titanica. Ci eravamo caricati. L’episodio ha disorientato tutti. In queste ore decido, torno a Trapani per la rifinitura o vado direttamente a Latina, vediamo»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.