L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” si sofferma sul tifoso della Vultur Rionero ucciso da una macchina con supporters del Melfi a bordo. Ecco quanto riportato: “Un’azione preordinata, pianificata in ogni dettaglio: è quanto emerso dagli interrogatori che hanno indotto i giudici a confermare il carcere per tutti e il Procuratore della Repubblica di Potenza a parlare di «agguato sviluppato con violenza tribale». Ricostruito ogni dettaglio dell’operazione posta in essere dai rioneresi e dell’istintiva reazione dei melfi tani che dovevano raggiungere Tolve con 6 auto partite alle 13.15 da Piazza Craxi per trascorrere una tranquilla domenica di calcio: sulla prima, due tifosi sulla cinquantina e un 40enne con il suo bambino di 10 anni; sulla seconda guidata da Umberto Racioppi c’erano tre ventenni, quindi la Fiat Punto guidata da Salvatore Laspagnoletta. I rioneresi sapevano che sarebbero passati da Vaglio e anziché andare a Brienza, da tutt’altra parte e dove giocava la Vultur, hanno atteso l’arrivo dei “nemici” del Melfi .
LA RICOSTRUZIONE. Una Fiat Punto Abarth di colore arancione, guidata da un giovane, ha fatto da staffetta seguendo e poi sorpassando le sei vetture partite da Melfi per raggiungere la stazione di Vaglio e avvisare: «Stanno arrivando». Mentre quella cinquantina di persone procedeva a travisarsi e recuperare l’arsenale (nella relazione di servizio della Scientifica risultano repertati centinaia di oggetti atti ad offendere), la prima auto (quella con il bambino a bordo) è riuscita a transitare davanti agli ultras, senza conseguenze. Mentre sopraggiungeva la seconda vettura, una ventina di ultras si sono portati sulla strada colpendo la carrozzeria della vettura che pure è riuscita a procedere, seppure con qualche difficoltà, ma quando è arrivata l’auto guidata da Salvatore Laspagnoletta, con Raffaele Calabrese sul lato passeggero e Davide Rocco Lovisco sul sedile posteriore, c’era un muro di persone ad impedire il transito. La Punto è stata colpita in più parti della carrozzeria e il finestrino destro è andato in frantumi.
L’INCIDENTE. Il conducente, nel tentativo di sfuggire all’agguato, ha accelerato per tirarsi fuori da quella pericolosa situazione, travolgendo quattro persone e fermandosi, poi, a un centinaio di metri più avanti dove è poi sopraggiunta una volante della Polizia che si trovava in zona. I conducenti delle altre tre vetture che seguivano, hanno subito realizzato cosa stessa accadendo e hanno avuto la prontezza di fare retromarcia, richiamando l’attenzione di una pattuglia della Stradale che transitava nei pressi della svincolo di Vaglio, lungo la statale Basentana. «Non mi sono minimamente reso conto di aver investito qualcuno», spiega ai giudici Laspagnoletta, ricostruendo l’aggressione subita: «Quanto accaduto aveva le forme di un vero e proprio agguato». Ancora: «Dopo aver avvertito i primi colpi sulla macchina ho istintivamente accelerato per sottrarmi ad ulteriori aggressioni. Non ho mai tentato e pensato di investire qualcuno».
AZIONE PREORDINATA. Provvidenziale l’intervento delle forze dell’ordine, in zona nell’ambito dei servizi di vigilanza, subito giunte sul luogo del sinistro per procedere a identificare i presenti (24 in tutto, una trentina sono riusciti a dileguarsi a piedi). Gli arrestati, dopo avere inutilmente tentato di convincere i giudici circa la necessità di un urgente bisogno fisiologico (per tutti i 54 e parcheggiando bene i mezzi?) hanno confermato che si era trattato di una azione preordinata, ritorsiva nei confronti dei tifosi del Melfi ma doveva restare solo a modo dimostrativo, quello di “farsi vedere”. Chissà perché mostrando bastoni, tirapugni, spranghe e altri oggetti che non rappresentano motivo di saluto. Elementi che hanno indotto i tre Gip impegnati nelle indagini a confermare il carcere per 24 ultras della Virtus, compreso Vincenzo Di Lorenzo, politraumatizzato e piantonato in Ospedale. Ai domiciliari Attilio Capobianco, di 40 anni, per motivi familiari”.