L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla Tieffe Palermo.
È la favola del picciotto che torna nei luoghi della sua infanzia, acquista il campo dove ha mosso i primi passi da calciatore, il Santocanale di Tommaso Natale, e crea una squadra dal nulla, conquistando più che semplici vittorie (comunque mai secondarie), ma soprattutto lo spazio da offrire a tanti ragazzi simili a com’era lui quando ha cominciato.
CARRIERA. Giacomo Tedesco, 48 anni, oltre 20 passati da protagonista sui campi di tutta Italia, militando in 8 società fra le maggiori del nostro calcio (Palermo, Salernitana, Napoli, Cosenza, Reggina, Catania, Bologna, Trapani), è l’allenatore dei Giovanissimi Regionali della Tieffe Palermo, che ieri pomeriggio, col largo successo, 10-0, sul Borgonuovo, hanno concluso una cavalcata straordinaria, fatta di una sconfitta, la prima nella giornata inaugurale col Cus Palermo (5-2) e poi 21 vittorie consecutive che valgono loro il successo nel campionato e la qualificazione per la serie Elite del prossimo anno.
Un riscatto per il più giovane dei fratelli Tedesco (anche Giovanni, allenatore a Malta, Salvatore e persino Chicca hanno giocato a ottimi livelli), che era fermo da 5 anni e sembrava aver mollato l’idea di sedere su una panchina. «Ero molto impegnato nella gestione della struttura che avevo rilevato (la stessa dove gioca la Tieffe, ndc), che mi teneva fuori dall’attività che avrei voluto fare. Ma le mie prime esperienze da tecnico mi erano piaciute: nel 2014 ho allenato la Primavera della Reggina ed è stato bellissimo vedere che 8 dei miei ragazzi debuttarono in prima squadra. Sono queste le vere vittorie cui deve mirare chi lavora con i giovani. Poi mi aveva chiamato l’Igea Virtus di Barcellona in serie D, ma non esistevano le condizioni per fare calcio». Fu la pressione della moglie a convincerlo: «I dirigenti della Tieffe sono stati bravissimi, abbiamo creato un bel gruppo, cui cerco di trasmettere i valori che mi sono stati tramandati da bambino: la passione di entrare in campo e trovare soluzioni per vincere, ma divertendosi. Piano piano i ragazzi sono cresciuti, avevano una vocazione offensiva, anche se prendevamo gol, ero certo che ne avremmo segnati sempre di più».
Quello spirito Giacomo cerca di infondere ai suoi allievi: «Il calcio è un’occasione per emergere, in futuro mi aspetto che 4 o 5 dei ragazzi della Tieffe abbiano una chance come l’ho avuta io. Non tutti arriveranno al professionismo ma tutti devono avere il senso di aver contribuito a una crescita. Il siciliano prima si distingueva per la fame, oggi ce ne hanno di più sudamericani e africani. Questa squadra ha saputo comprendere ciò che voglio trasmettere, ai ragazzi ho detto che devono tornare a realizzare i loro sogni, non quelli di altri o dei genitori. Però il sogno va costruito col sacrificio». Il suo futuro vorrebbe che fosse ancora in panchina: «Allenare è affascinante, molto più che essere calciatore. Oggi ho capito tante cose, come gestire i rapporti, come tenere gli equilibri: mi sento pronto a ripartire da un settore giovanile ma per adesso mi godo il successo della Tieffe».