L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul terremoto in Premier e sul City.
Terremoto in Premier League dopo la rivelazione del Times che il Manchester City ha portato un’azione legale contro la lega inglese che potrebbe rivoluzionare l’intero campionato. La causa del City – portata a febbraio ma resa pubblica soltanto ieri dopo l’intervento di un tribunale che ha sollevato il velo di riservatezza – si basa sulle regole relative alle transazioni tra “entità associate”. Ad esempio la sponsorizzazione da parte di Etihad (compagnia di bandiera di Abu Dhabi) e City (di proprietà della famiglia reale di Abu Dhabi). Le regole della Premier League (come quelle dell’Uefa), nel caso di entità associate, pongono un limite al valore della sponsorizzazione in base a studi di settore. In parole povere, se lo sponsor del Manchester United paga 100, quello del City, se apparentato alla proprietà, non può pagare 200.
Secondo il City, tali regole sono anticompetitive e mirate a penalizzare gli investitori provenienti dal golfo. La Premier League ribatte che le regole sono necessarie per la sostenibilità del sistema-calcio: senza di loro diventerebbe una corsa al rialzo. Non solo, ma le regole attuali sono state volontariamente approvate dai club di Premier, con una maggioranza di almeno due terzi. Per il City questa rappresenterebbe la “tirannia” della maggioranza che imporrebbe regole penalizzanti alla minoranza. Secondo il Times la maggioranza dei club di Premier sosterrà la Lega, facendo anche notare l’incongruenza del City, che dice di essere penalizzato quando ha vinto sei degli ultimi sette campionati e registrato utili di quasi 100 milioni.
Si deciderà in arbitrato a partire dal 10 giugno, con un verdetto previsto entro fine mese. A monte vi è il caso separato portato dalla Premier League contro il City: i 115 capi d’imputazione per falso in bilancio, pagamenti in nero, e, guarda caso, sponsorizzazione gonfiate. Il City rischia una forte multa e pure la retrocessione. Sempre che non vinca quest’azione a giugno, in tal caso molti dei capi d’imputazione decaderebbero.