L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul terremoto in serie C con Ghirelli verso le dimissioni dopo il no al nuovo format per la terza serie.
Chi lo conosce non è sorpreso, né per il gesto, né per la tempistica. Le dimissioni annunciate ieri da Francesco Ghirelli durante la cena per gli auguri natalizi con la Lega Pro non erano quotate. Il lungo comunicato scritto dall’ormai ex presidente della Lega Pro (decade anche da vice presidente federale) era una scommessa facile dopo la sconfitta arrivata nel voto al nuovo format del campionato di C, su cui Ghirelli aveva puntato quasi tutto il proprio orizzonte.
Le sue parole . Alcuni estratti del resoconto sono eloquenti. «Care donne e cari uomini della Lega Pro. Che avessi deciso di dimettermi un secondo dopo l’esito della votazione in Assemblea è contenuto nel comunicato stampa: ‘Va preso atto del voto, senza se e senza ma, la proposta è stata respinta”. Me ne andai da un giorno all’altro da Presidente della Giunta Regionale dell’Umbria, dal Consiglio Regionale e dalla politica, anche allora pronunciai la frase di Eduardo De Filippo, ‘Adda passà ‘a nuttata’, ripetuta durante la relazione in assemblea di Lega Pro. L’ho fatto dopo aver ricordato il Rapporto 2022 del Censis che nella situazione sociale definisce l’Italia ‘malinconica’.
Sono gli effetti delle quattro crisi: la pandemia, l’invasione dell’Ucraina, l’impennata dell’inflazione, la crisi energetica. Immaginando il nuovo format ho spinto a dare anche un segnale al Paese, a investire per cambiare trend, per passare da una situazione certa negativa a una sfida per tornare a sorridere e produrre risorse. La Serie C è un campionato bellissimo, ma ha un’urgenza: indicare un progetto forte di sostenibilità economica e di ripresa di contatto con i giovani. Se non lo farà, sarà esposta a incursioni, a essere rinsecchita come una riserva indiana. Sono stato bene con voi. Spero di cuore che la vostra generazione possa riuscire dove qualcuno ci ha provato e non ce l’ha fatta. A chi ha lavorato con me, ho detto che mai era riuscita l’operazione di far diventare governo, leadership chi parte dalla condizione ultima perché sa andare contro. Lasciate da parte le meschinerie, ci sono e sempre ci saranno, ma se guardassi in quella direzione non capirei l’eccezionale portata della partita che ho giocato e in negativo avrei un unico risultato, aumentare la tristezza nel constatare la miseria di uomini ‘minuscoli’, poveracci».
Il non detto. Non ha citato, ma si intravedono, le ferite che Ghirelli ritiene di aver subìto. Il no al nuovo format è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, riempito dall’isolamento che progressivamente ha notato crescergli intorno nella partita per la riforma complessiva del calcio. Le altre due leghe professionistiche si sono mostrate fredde ai suoi ripetuti appelli per aprire un tavolo per discuterne. Molte sponde, in fondo, non le ha ricevute neppure dalla sfera federale e sì che è, anzi era, vice presidente. Giusta o sbagliata che sia la sua visione di un futuro disastroso in assenza di profondi correttivi e l’isolamento di cui sopra forse lo hanno convinto che il non fare sia propedeutico allo scaricare unicamente sulla Serie C (con tagli di organico, di risorse o di entrambe le cose) l’unica mossa del calcio per riformarsi. La Lega Pro entra in una fase di instabilità. Molti club a suo sostegno reagiscono promettendo iniziative clamorose qualora le dimissioni non saranno ritirate. Intanto Ghirelli restituisce le chiavi, forse consapevole che se altri hanno voluto riscaldare troppo la patata, dovranno sbucciarla mentre scotta.