Com’è il mondo Spal? «Mi ha subito sorpreso quanto ho trovato. Sono stato a Roma, Bologna e Venezia, ma nessun posto mi ha rubato il cuore velocemente come Ferrara. Ho incontrato persone eccezionali, dal direttore generale Gazzoli allo staff in sede. La città è meravigliosa e di cultura. I tifosi sono straordinari, fedeli nella buona e cattiva sorte. Ho invitato amici da Roma a vedere la Spal: loro sono abituati all’Olimpico e mi hanno confermato quanto sia speciale la passione percepita al Mazza».
Cosa le piace di più? «Lo stadio pieno e sentire la passione dei tifosi».
La sua mano dove si vede? «Un po’ ovunque. Abbiamo dovuto costruire l’80% della squadra. Sono stati presi Catellani al settore giovanile e Tarantino che lavora con Zamuner per l’identità con giovani affamati e ambiziosi. Il vivaio era già un fiore all’occhiello e facciamo ancora investimenti rilevanti. Ci sono state scelte nette, ereditando contratti anche pesanti. Nell’area business lavoriamo ogni giorno su qualcosa di nuovo, con uno stadio tra i più belli d’Italia. Programmiamo un tour negli Usa l’estate prossima e sviluppiamo un progetto di digital trasformation. Passo metà del mio tempo a Ferrara, mi fido dei collaboratori e mi piace essere coinvolto dicendo la mia, come sulle maglie della prossima stagione».
Rifarebbe tutte le scelte? «L’unica diversa è Venturato dall’inizio: non sapevo che fosse disponibile, Zamuner stava parlando con Clotet, che ritengo ottimo. L’ammiro, però Venturato è la persone giusta per il nostro progetto avendo fatto miracoli in B. Oggi abbiamo una squadra diversa».
Dove non ha funzionato Clotet? «La B è difficile e va conosciuta profondamente. Ha pagato l’inesperienza in un campionato così diverso dagli altri Paesi. Poi si devono guardare pure i risultati e il trend. Non gli rimprovero nulla, ha fatto un grosso lavoro allenando il gruppo con intensità. In 12 anni di calcio ho capito che in certi momenti bisogna adottare dei correttivi con tempi e modi giusti».
La squadra ha sempre dato tutto? «Sì. Mi piace molto e ci sono tanti giovani che vanno lasciati maturare. Ci vogliono pazienza e disciplina, non riusciamo a concretizzare le tante occasioni. Dal mercato di gennaio è uscita rinforzata diventando più pericolosa. Ce la possiamo giocare con tutti».
Oggi pensa solo alla salvezza? «Non mi piace la parola salvezza, mai uscita dalla mia bocca. L’obiettivo è arrivare nei playoff e poi tutto può succedere. Penso che ci mancano 7 punti per gli arbitraggi. Credo nella squadra e nel tecnico, ma non dev’esserci pressione. È il primo anno di un progetto che punta a crescere».