Corriere dello Sport: “Superlega, presentato il format provvisorio della competizione: si vuole partire già dal dal 2025-26”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla Superlega e la sentenza della Corte UE.

Nel mirino dei separatisti non ci sono i campionati nazionali, ma la Champions League e la modalità utilizzata dall’Uefa per gestire le risorse economiche. Agli “squali” del grande calcio non basta la fetta più ampia e sostanziosa della torta dei ricavi: i club si sentono sempre più protagonisti del gioco – sono loro, del resto, che scendono in campo, pagano i campioni e si accollano i costi, oltre ai problemi legati agli infortuni e il rischio d’impresa – e oggi hanno una struttura tale da poter affrontare pure le sfide organizzative più complesse. Non a caso, annunciando la nuova Superlega la A22 ha subito tenuto a precisare che «gli introiti minimi garantiti per i club e il valore dei pagamenti di soldiarietà saranno superiori a quelli previsti per il prossimo ciclo». È stato pensato anche un meccanismo di solidarietà pari all’8% dei ricavi annuali della Superlega, con una somma minima redistribuita di oltre 400 milioni; più del doppio di quanto elargisce l’Uefa con i meccanismi attuali.

FORMAT. La nuova proposta, che comprende anche una nuova piattaforma di streaming gratuita per vedere le partite, prevede la partecipazione di 64 squadre suddivise in tre leghe, con meccanismi di promozione e retrocessione.
I primi due livelli, la Star League e la Gold League, avrebbero 16 club ciascuno mentre il terzo, la Blue League, ben 32. Anche in Europa avremmo dunque una Serie A (2 gironi da 8, minimo 14 gare a testa), una Serie B con lo stesso format e una Serie C (4 gironi da 8) che servirebbe da trampolino per le novelle al gran ballo continentale. In quest’ottica non vedremo più Haaland fare visita alla Stella Rossa, o immaginare il Bologna nell’élite del calcio dopo una stagione da favola per mettersi in mostra sui palcoscenici più ambiti: chi sale in Europa può restarci per più tempo, è vero, ma deve continuare a vincere per scalare le categorie.

La dislocazione ai vari piani della competizione sarebbe infatti determinata in un primo momento dai risultati delle ultime stagioni, tramite un nuovo sistema di calcolo/ranking ancora tutto da definire. I più ottimisti parlano di partenza del progetto dalla stagione 2025-26. Dal secondo anno, si procederebbe poi con promozioni e retrocessioni: nelle intenzioni degli organizzatori, alla Blue League si accederà passando da Serie A, Ligue1, Liga, Bundesliga, Premier e dagli altri campionati nazionali, cioè l’ossatura territoriale in grado di garantire un continuo ricambio. Nella nuova Superlega spariranno in qualsiasi caso i membri permanenti, come era stato viceversa previsto nella prima versione del torneo, quella a circuito chiuso con le 12 regine intoccabili. Quella stagione, si sa, è finita da tempo.

CONTI. Chi si trova in Star League (il top) potrà comunque contare sulla prospettiva di giocare in Europa almeno per tre stagioni a prescindere dai risultati che ottiene. La Superlega promette infine di non mandare in archivio il fair play finanziario, bensì di rinnovarlo: dicono che il nuovo modello perseguirà obiettivi di sostenibilità, ma saranno i club a sceglierlo, probabilmente ritagliandolo su misura alle proprie esigenze. Avranno un trofeo da giocarsi anche le donne, e ci mancherebbe visto lo sviluppo recente del calcio femminile, ma con due leghe (anziché 3) e 32 squadre (anziché 64), condividendo gli stessi meccanismi di “sali e scendi” degli uomini per non perdere la dimensione meritocratica del gioco, quella che fu trascurata dai “padri fondatori” il 19 aprile 2021, 977 giorni fa, e che fece naufragare quel primo tentativo di fuga in mare aperto.